拍品 41
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AFRO | Oltremare

估價
180,000 - 250,000 EUR
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招標截止

描述

  • Afro
  • Oltremare
  • firmato e datato 69; intitolato e datato 1969 sul telaio
  • olio su tela
  • cm 120x130

來源

Galleria Daverio, Milano
Galleria Toninelli, Milano
Collezione privata, Bolzano
Ivi acquisito dall'attuale proprietario

展覽

Pontedera, Scuola Media Curtatone e Montanara; Ferrara, Palazzo dei Diamanti; Milano, Palazzo Reale, I pittori italiani dopo il Novecento, 1969-70
Liverpool, Walker Art Gallery, New Italian Art 1953-71, 1971
Milano, Galleria del Milione, Afro-dipinti, 1974
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; Passariano, Villa Manin, Afro, 1978
Milano, Galleria Daverio, Afro opere dal 1939 al 1969, 1986
Milano, Palazzo Reale, Afro dipinti 1931-1975, 1992
Bolzano, Museo d'Arte Moderna; Passau, Museum Stifung Worlen; Landesmuseum, Mainz, Afro la soluzione lirica, 1995-96

出版

Cesare Brandi, Afro, Roma 1977, p. 204, n. 286, illustrato
Luciano Caramel, Francesco Tedeschi, Afro. Dipinti 1931-1975, Milano 1992, n. 81, illustrato
Afro. Catalogo generale ragionato. Dipinti su tela. Dal 1928-1976, n. 676, p. 299, illustrato

Condition

This work is in good overall condition. There is a tiny dirt mark along the left lower margin. There is a pin-pointed paint loss to the lower right edge. No traces of retouching appear to be visible under UV light.
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拍品資料及來源

“Penso spesso così d’essere un pittore di storie. […] Io spero che nelle mie pitture circoli un presentimento, una speranza, come di un’alba. Vorrei che la mia pittura recasse un’allusione sempre più chiara a un mondo percorso da passioni, e cominciasse a rivelare il profilo sempre più nitido di un territorio aperto – ingenuamente – alle corse, ai dolori e alle feste umane. Penso di contribuire così all’idea di una pittura ove nella certezza della pura forma le sensazioni delle cose, i simboli della realtà che mai vennero meno, tornino a scaldarsi di un sentimento dimenticato”. Afro

“I often think of myself as a painter of stories. […] I hope that in my paintings there flows a presentiment, a desire, like that felt at dawn. I would like my work to offer an increasingly clearer reflection of a world plentifully bestrewn with passions and to begin to reveal the outlines of a territory which is open – perhaps naively – towards human happiness and heartbreak. I believe that, as such, I am contributing to an idea of painting wherein the certainty of pure form, the sensation of plasticity which is symbolic of an undeniable reality, are heated anew by a forgotten sensation”.

Storie, quelle di Afro, che rivivono anche in questa tela del 1969, dove il senso del colore recupera valenze tonali e sofisticate, nella raffinata stesura dei grigi e nell’unica nota di azzurro intenso che stacca dall’atmosfera omogenea circostante. L’utilizzo che l’artista fa del colore richiama il mondo della tradizione pittorica veneta, decisivo per la sua ricerca artistica e intellettuale. Friulano, ma dalla vocazione internazionale, Afro segna il culmine della parabola luministica di quella memoria a lui tanto cara. Sulla scia della ricerca artistica veneta del passato, l’artista sperimenta così un modo nuovo di colorare la tela. Il colore assume una propria autonomia espressiva e, nel dialogo con il segno, è proprio il primo che riesce a prevalere. Questa pittura tonale, ma anche fatta di luce, si diffonde sulla tela, organizzata e armonica. Colore e luce si uniscono, in una costante dialettica. Anche Cesare Brandi focalizza l’attenzione sul principio formale della luce: “Afro capovolge la posizione del quadro, da fondale a schermo: resa di colpo trasparente, la tela, è come se la luce ne uscisse con quei raggi che il sole emette dalle nuvole al tramonto. La luce diviene la base stessa espressiva della sua pittura, non in quanto rappresentata, ma come germe attivo e operante”.

Già dagli anni Cinquanta, Afro aveva conosciuto il diverso clima culturale e la varietà dello scenario artistico americano, dopo essersi trasferito a New York. I protagonisti della scena statunitense del tempo lo avevano influenzato progressivamente, fino a spingere la sua analisi artistica verso l’astrazione. Così il suo segno diventa gestuale, ma restando pur sempre armonico, carico di energia, ma non aggressivo, dinamico, ma equilibrato. Anche se il linguaggio è quello dell’astrazione, Afro rimane cosciente dell’importanza della fase progettuale preparatoria. Quelli che, in prima istanza, sembrano gesti casuali sono in realtà componenti di uno step preparatorio elaborato e preciso, a costruzione di un percorso artistico articolato. È Afro stesso a confermare quanto detto, quando afferma: “Sebbene a molti i miei quadri sembrino delle divagazioni arbitrarie io tendo sempre a dare alle mie immagini pittoriche la maggiore efficacia espressiva”. Immagini, dunque, che mantengono un legame con la realtà, di cui la memoria conserva l’elemento più essenziale. Memoria che, per Afro, è sì personale, ma anche intesa in un senso più ampio, come attualizzazione del passato nella riscoperta degli artisti precedenti. Coniugando il passato e il presente, il vecchio e il nuovo, Afro affronta il tema della memoria come un elemento poetico, fondamentale nella sua indagine culturale. Poesia che non dimentica i sentimenti, anzi li riscopre e definisce una pittura come movente e vita del sentimento stesso: una pittura di storie.

In this 1969 canvas colour achieves a sophisticated tonal value with its polished coat of greys and the singular note of an intense light-blue that is in stark contrast to the homogeneous, generalized ground of the rest of the painting. Herein we can read the history of the artist. Afro’s use of colour recalls the traditions of Venetian painting that were so pivotal to his artistic and intellectual research. Afro, who was born in Udine in Friuli, evidences here the memory of that luminous Northern Italy that was so dear to him. In the wake of his research into art from the Veneto, the artist discovered a new way of colouring the canvas. Colour assumes an expressive autonomy and, in a dialogue with the ‘sign’, the former prevails. Colouring and light combine in a constant dialectic as this tightly composed and incandescent painting spreads across the canvas. Cesare Brandi highlights the formal properties of light: “Afro turns painting upside down and inside out, transforming it from a backdrop to a screen. The canvas is rendered transparent by a light similar to that which the sun emits from the clouds at sunset. Light becomes the expressive heart of his painting, not a representation but an active organism”.

Ever since the 50s, Afro had been familiar with the artistic scene in America, having moved to New York. The protagonists of the time greatly influenced him, pushing his artistic analysis towards abstraction. His mark making became gestural, yet harmonious; energetic, yet unaggressive; dynamic, yet balanced. Even if his painterly language pertained to abstraction Afro lent great import to the preparatory and planning phase. What initially appear to be casual gestures are in fact elements of a precise and elaborate plan, forging a resolute artistic path. Afro himself stated: “Even if my paintings appear to many to be arbitrary digressions, I always to give my pictorial depictions A most efficient expressiveness”. These images maintain a connection to reality, of which memory is the most essential element. It is a personal memory but it can be interpreted more broadly as an update of the past by way of the rediscovery of previous masters. Combining the past and the present, the old and the new, Afro confronts memory as a poetic element that is fundamental to his cultural investigation. This poetry does not negate emotions; rather it rediscovers them, rendering painting a historical and a romantic exercise.



Opera registrata presso l'Archivio Afro, Roma, con il n. 69/A002

L'opera è accompagnata da certificato di autenticità rilasciato dall'Archivio Afro, Roma