拍品 2
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LUCIO FONTANA | Concetto spaziale

估價
150,000 - 200,000 EUR
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招標截止

描述

  • 盧齊歐·封塔納
  • Concetto spaziale 
  • firmato e datato 56  
  • buchi, incisioni e graffito su terracotta
  • cm 36x72,5

來源

Collezione privata, Como
Ivi acquistato dall'attuale proprietario

出版

Enrico Crispolti, Lucio Fontana, Catalogo ragionato di sculture, dipinti e ambientazioni, Tomo I, Milano 2006, p. 311, n. 56 SC 4, illustrato

Condition

This work appears to be in generally good overall condition. There are very few old minor losses on the tops of the projections, all set in the photographic documentation attached. There are few stable craquelures by the white enamel drips due to the firing inherent to the artist's choice of media and materials. No traces of retouching appear to be visible under UV light.
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拍品資料及來源

“È difficile parlare di Lucio Fontana, che non si sa bene se sia più scultore o più pittore, che ha una genialità senza limiti, che è forse un grande artista, ma che rimane, malgrado l’età matura, una meravigliosa promessa. Forse la colpa è nostra, che non abbiamo sufficiente fantasia per seguirlo.”
(L. Venturi, Biennale di Venezia. La sconfitta degli anziani, in L’Espresso, Roma 22 giugno 1958) Se sia più scultore o pittore, difficile dirlo. Lucio Fontana è stato forse uno degli artisti più poliedrici dell’era contemporanea, muovendo dalle tele alle ceramiche e dagli ambienti alle terrecotte, come testimonia Concetto Spaziale del 1956. Questa formella si distingue grazie alla dimensione notevolmente più ampia rispetto a lavori di tipologia analoga, che la rende più rara: è infatti uno dei pochi esemplari esistenti di queste misure. Già negli anni precedenti, l’artista era approdato alla creazione di Concetti spaziali e, anche in questo caso, l’azione del bucare la superficie si esprime in tutta la sua potenzialità, plasmando la terracotta e creando una nuova dimensione completamente spaziale. Come afferma Enrico Crispolti: “I ‘buchi’ di Fontana contraddicono le ragioni dell’astrattismo classico di tradizione ‘arte concreta’, e sia per l’introduzione di una nuova dimensione infinita, sia per il ricorso segnico e materico, sia infine per la natura eminentemente gestuale dell’azione stessa (irreversibile) del ‘bucare’. In quest’azione indubbiamente Fontana riscatta una primarietà persino magica del gesto, del primo segno.  E ciò è particolarmente evidente nelle tavolette di terracotta, nelle quali l’esercizio del bucare acquista quasi un parossismo gestuale” (Catalogo generale, volume I, Milano 1986).

Nell’atto dello squarciare una superficie Fontana è ben conscio della potenzialità di ciò che sta oltre il supporto materico. L’infinito che vuole indagare pare riecheggiare le parole di Giacomo Leopardi che, nel 1819, scriveva:

E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando.

A distanza di più di un secolo sembra crearsi un dialogo che supera le barriere spaziali e temporali, un ponte che collega la poetica di un uomo alla ricerca artistica dell’altro. Un’indagine del cosmo inarrestabile, alla quale Fontana regala un contributo del tutto originale e ricco di simbolismi personalissimi.

Una coerenza concettuale, quella di Fontana, che va a caratterizzare la peculiarità del suo lavoro e che, con l’utilizzo di materiali e tecniche differenti, ricorre senza mai annoiare. La volontà di scoperta del cosmo, infatti, vive in ognuno dei suoi lavori, come una costante che assume una sfaccettatura sempre nuova. Il grande impatto scenico che deriva da questa formella si riflette nelle sue dimensioni, le quali arricchiscono il tipico Concetto Spaziale di una sensazione ancora nuova. Questo aspetto diventa evidente se letto alla luce delle dichiarazioni dell’artista in merito alla sua fede completa e totalizzante nell’arte. Fontana, infatti, non ha mai esitato ed è sempre stato determinato nel portare avanti i suoi valori, dando così origine a una credibilità artistica unica nel suo genere. “La mia unica fede è l’arte” è una delle frasi spesso ripetute dall’artista.

E così, di fronte a un’opera di Fontana, non ci resta che fermarci, contemplando ciò che sta al di qua e quello che si percepisce, appena, al di là:

Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

“It is difficult to talk about Lucio Fontana since it is not clear whether he is more sculptor than painter or vice versa, since his brilliance is limitless, since he is arguably one of the greats, since he holds a great deal of promise, in spite of his age. Perhaps it is we who are at fault as we do not possess an imagination powerful enough to keep up with him.” (L. Venturi, Biennale di Venezia. La sconfitta degli anziani, in L’Espresso, Rome 22nd June 1958)

It is hard to decide whether he is more a painter than a sculptor or the other way around. Lucio Fontana was one of the most multifaceted of contemporary artists, moving fluidly from the canvas to ceramic work, and from environments to terracotta, as demonstrated by this Concetto Spaziale from 1956. This tile is significant for its considerable size, which renders it a rare example: it is one of the few extant examples of this kind. As in previous years, the artist had set himself to creating Concetti Spaziali and, here again, the act of piercing the surface is visible in all its glory. He shapes the terracotta and, in so doing, creates a new spatial dimension. Enrico Crispolti write: “Fontana’s holes deny the classic rules of abstraction for the ‘concrete art’ tradition in three ways; firstly, in the introduction of a new infinite dimension; secondly, in the recourse to the gesture and to the materiality of the work; and finally, in the gestural nature of the irreversible act of piercing.” In executing this action Fontana reclaims the magical primacy of the gesture, of the first sign. This is particularly evident in his terracotta surfaces, in which the act of piercing acquires a gestural paroxysm, almost.” (Lucio Fontana. Catalogo generale, Vol. I, Milan 1986).

In the act of tearing the surface, Fontana is well aware of the potentiality of what lies beyond the physical support. The infinite he seeks to investigate echoes the words of Giacomo Leopardi in 1819 who wrote:

And like the wind
Through these trees I hear rustling, I
keep comparing that infinite silence
to this voice.


More than a century later a dialogue is established which overcomes all spatial and temporal barriers. A bridge links one man’s poetics to the artistic research of another. Fontana is one of many explorers of the cosmos yet he contributes an original perspective with his myriad personal cyphers.

There is a conceptual coherence that characterises his work and which recurs, even in his use of differing materials and techniques, without ever becoming monotonous. His eagerness to discover the cosmos is palpable in each and every one of his works, a topos that takes on a new aspect every time. The dynamic details on the tile are reflected in its dimensions, which lend the oeuvre of theConcetti Spaziale’ a new power. This becomes evident when we revisit the artist’s own declarations about his total and immersive faith in art. Fontana never hesitated or wavered in his artistic pursuit, creating a one-of-a-kind artistic credibility. “My only faith is art” is one of the most oft-quoted declarations by the artist.

Faced with a work by Fontana, then, we are must to pause to contemplate what is in front of us and what might lie on the other side:

So in all this
immensity my own thoughts drown:
and sinking is sweet to me in this sea.
(Giacomo Leopardi, L’Infinito, 1819)