Contemporary Art | Milan
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PROPERTY OF AN ELEGANT MILANESE COLLECTOR
Lot Closed
June 16, 02:19 PM GMT
Estimate
300,000 - 400,000 EUR
Lot Details
Description
PROPERTY OF AN ELEGANT MILANESE COLLECTOR
ALIGHIERO BOETTI
1940 - 1994
AEREI
signed on the reverse of the first panel, inscribed on the reverse of the second panel, inscribed and dated 1978-79 on the reverse of the third panel
blue ballpoint pen on paper laid on canvas, three inseparable panels
This work is registered in the Archivio Alighiero Boetti, Rome, under the n. 9530 and it is accompanied by a photo-certificate issued by the Archivio Alighiero Boetti, Rome.
(firmato sul retro del primo pannello, iscritto sul retro del secondo pannello, iscritto e datato 1978-79 sul retro del terzo pannello
biro blu su carta applicata su tela, in tre pannelli inseparabili
Opera registrata presso l'Archivio Alighiero Boetti, Roma, con il n. 9530 e accompagnata da certificato su fotografia rilasciato dall'Archivio Alighiero Boetti, Roma.)
cm 61,5x45 each (ciascuno) cm 61,5x136 overall (misure complessive); inches 24.29 by 17.71 each (ciascuno) inches 24.29 by 53.54 overall (misure complessive)
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The Artist
Acquired directly from the above by the present owner in the 1980s (Ivi acquistato direttamente dall'attuale proprietario negli anni Ottanta)
"If to me the multitude of planes executed by Alighiero represented a delightful and playful concentration of an ideal sky, for my father this accumulation had to be developed to the extreme in order to achieve accuracy, precision and knowledge. […] It was essential for him to catalogue every plane in existence and all the models in the world. A perfect inventory.”
Agata Boetti, Il gioco dell’arte con mio padre Alighiero, 2016, p. 99
“Se per me la moltitudine di aerei fatta da Alighiero rappresentava una concentrazione deliziosa e ludica di un cielo ideale, per mio padre questa accumulazione doveva essere sviluppata all’estremo e raggiungere l’esattezza, la precisione e la conoscenza. […] Per lui era essenziale catalogare ogni aereo del momento e tutti i modelli esistenti nel mondo. Un inventario perfetto”.
"... I would like to have an assistant draw a thousand planes on a sheet with a background bluer than the sky of the nativity scene. They would be precisely executed, drawn from all perspectives and angles, evoking desire. It must be an explosion!" (In quell’artista c’è uno sciamano, Alighiero Boetti interviewed by Maurizio Fagiolo dell’Arco, 1977).
The Aerei series was born in 1977 when Boetti met the architect Guido Fuga, a skilled cartoonist and illustrator, on a trip to Venice. The first Aerei triptych debuted alongside other works on paper in an exhibition at the Roman Galleria Il Collezionista in November of the same year. The works were executed with blue, black, green or red backgrounds. In over 150 iterations the artist experimented with different mediums from washes of watercolour, swirls of ink and strokes of ballpoint pen. Even within the work in question, an early piece from 1978-79, there are mesmerising changes in the shades of blue biro as the eye reads from left to right.
The airplanes are temporary and transient objects that threaten to causally disappear off the sides of the canvas at any moment. We imagine the innate potential of these airplanes beyond the frame, to lose themselves in infinite possible journeys. The artist thus explores the provisional and transitory nature of life, not least his own. This transcending of divisions in geography, ideology and culture is all the more pertinent 40 years on. The planes are initially immortalised by a photograph and then traced and fixed within the ballpoint sky.
The Aerei series, in its repetitiveness, embodies all the beauty of the compositional variety and the limitless serial possibilities that were crucial to Boetti's artistic research. In line with rest of Boetti’s oeuvre of the artist, the Aerei have a permutative structure, disoriented and chaotic, yet at the same time classifying and reasoned.
A meditation on time is the leitmotif of the Aerei, as it is in Boetti’s earlier series in ballpoint pen and his beloved tapestries, on both a literal and conceptual level. Boetti's perception of time is the inexplicable union of mobility and immobility in the human consciousness. In addition, the artist explores the concept of ‘order’ versus ‘disorder’, a theme developed by the artist in many works of the same period which bear that very title. There is an irony in the perfection and order of the plot of the sky which contrasts with the disorder of the arrangement of the planes. This number of planes would never be permitted to remain in the same stretch of airspace. While the stark white of the airplanes in relief lends sense of emptiness and suspension of time and space.
Boetti’s art is predominantly conceptual, but at the same time aesthetically pleasing even in its only visual component. His images are ‘elementary’ in appearance and ‘complex’ in meaning, but never ‘simple’ or ‘complicated’ (a subtle lexical difference which Carlos Martí Arís explores in his text Silenzi Eloquenti).
Within the work, we can identify an encyclopedic variety of civil and military planes, both modern and vintage, with differing sizes and markings. An observation of the work at a distance nullifies the distinctions between the planes. Nevertheless, each individual model was executed by assistants, young artists and amateurs, tracing from newspapers and magazines to render even the smallest details with distinct accuracy. The act of delegating the work's execution and reproducing drawings of previously published illustrations of planes creates a dislocation between the artist and the direct authorship of the work. This concept of shared creativity would return in many of Boetti’s works of the following period.
In their dense patterning, Boetti’s biro works recall the warp and weave of the Afghan tapestries. Boetti led a nomadic lifestyle, and this flexible concept of travel is perfectly reflected in the perpetual state of mobility of his aircrafts. He him expressed his desire to travel in the following words: "Perhaps it comes from the schizophrenic idea that nobody can stay in the same place forever." (in P. Morsani, When 2 is 1: the Art of Alighiero and Boetti, Houston 2002, p. 93)
”…vorrei far disegnare a un collaboratore mille aerei su un foglio con un fondo più blu del presepio, aerei precisi con tutte le prospettive, con tutte le angolature, che provocano il desiderio. Deve essere un’esplosione!” (In quell’artista c’è uno sciamano, intervista di Maurizio Fagiolo dell’Arco a Alighiero Boetti, 1977).
La serie Aerei nasce nel 1977 quando Boetti, durante un viaggio a Venezia, conobbe Guido Fuga architetto, abile fumettista ed illustratore. Il primo trittico Aerei, esordì poi insieme ad altri lavori su carta nella mostra alla Galleria Il Collezionista di Roma nel novembre 1977. I lavori sono eseguiti a biro blu, nera, verde o rossa. In oltre 150 versioni di questo tema, l’artista sperimentò diverse tecniche, dall’acquarello, all’inchiostro alla penna a sfera. Anche nell’opera qui presentata, eseguita nel 1978-79, emergono delicate successioni di colore blu, man mano che l’occhio scorre da sinistra destra.
Gli aerei sembrano essere oggetti temporanei e transitori, come se fossero sul punto di uscire e scomparire causalmente dai lati della tela da un momento all’altro. Il nostro occhio segue la connaturata potenzialità di espansione di questi oggetti oltre l’inquadratura, perdendosi in infinite rotte possibili. La tematica che scaturisce da questa composizione, può essere correlata alla provvisorietà e alla transitorietà, così cari all'artista. Questo superamento delle divisioni geografiche, ideologiche e culturali è più che mai vivo ed attuale a quarant’anni di distanza. Gli aerei sembrano come immortalati da una fotografia e fissati nella trama a biro del cielo, anche solo per un istante.
La serie degli Aerei, nella sua ripetitività, racchiude in sé tutta la bellezza della varietà compositiva e le infinite possibilità seriali e combinatorie così cruciali nella ricerca artistica di Boetti. Come in tante opere dell’artista, si tratta di una struttura permutativa, disorientata, caotica ma al tempo stesso classificatoria e ragionata.
La meditazione sul tempo è il leitmotif della serie “aerei” come anche delle “biro” e dei “ricami” sia a livello concettuale che di esecuzione. La concezione e percezione del tempo per Boetti è l’unione inspiegabile nella coscienza umana di mobilità e immobilità. Ritorna anche il concetto di ordine e disordine, tema elaborato dall’artista in molte opere dello stesso periodo e che ne riportano il titolo. C’è un’ironia nella perfezione e ordine della trama del cielo contrapposta al disordine della disposizione degli aerei. Questa allegra flotta in ordine sparso non potrebbe mai realmente coesistere nello stesso spazio aereo, mentre le sagome spoglie degli areoplani in rilievo si stagliano trasmettendo un senso di sospensione nello spazio e nel tempo.
La poetica boettiana è sostanzialmente concettuale, ma allo stesso tempo estremamente godibile nella sua pura manifestazione visiva. Le sue immagini sono elementari nell’aspetto e complesse nei significati, ma mai semplici né complicate (interessante sfumatura lessicale tra la prima e la seconda coppia di termini che mette in evidenza Carlos Martí Arís nel libro Silenzi Eloquenti).
All’interno del lavoro, possiamo indentificare un’enciclopedica varietà di aerei civili e militari, moderni o d’epoca, di diverse dimensioni. Osservando l’opera da lontano o superficialmente le differenze tra le diverse tipologie di aerei si vanificano e azzerano. In realtà, gli assistenti, i giovani artisti e gli amateurs, eseguivano ogni esemplare di aereo ricalcandolo da giornali e riviste, realizzandone i minimi dettagli. L’atto di delegare l’esecuzione, riportando i disegni di aerei già pubblicati su riviste esula l’artista stesso dalla diretta creazione/paternità dell’opera. Concetto questo che ritornerà in molte opere del periodo successivo.
Boetti condusse uno stile di vita nomadico, e questo concetto etico del viaggio si riflette perfettamente nel perpetuo stato di mobiltà degli aerei. Boetti stesso espresse il suo desiderio di viaggiare con queste parole: “Forse viene da questa idea schizofrenica che nessuno può stare sempre nello stesso posto/luogo” (in P. Morsani, When 2 is 1: the Art of Alighiero e Boetti, Houston 2002, p. 93).