Contemporary Art | Milan

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Maria Lai

I LUOGHI INVISIBILI

Lot Closed

November 27, 03:11 PM GMT

Estimate

50,000 - 70,000 EUR

Lot Details

Description

MARIA LAI

1919-2013

I LUOGHI INVISIBILI


signed and dated 88

embroidery, threads and pigment on fabric


(firmato e datato 88 

ricamo, fili e pigmento su tessuto)


cm 128x76; inches 50.39 by 29.92

Framed (con cornice): cm 153,5x85x5,9; inches 60.43 by 33.46 by 2.32


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Nuova Galleria Morone, Milan
Private collection, Bologna
Acquired from the above by the present owner (Ivi acquistato dall'attuale proprietario)

Between the end of the Seventies and the first half of the Eighties, Maria Lai starts adding to the intimate research of that poetic fetish-object commonly known as ‘unreadable book’ other sources of creativity which enlarge the view and the horizon more and more towards a collective sharing of art and space.


In these years, celebrated series like the ‘Geographies’ are born, for example, astral themes sewed on elegant black backgrounds which narrate of distant horizons and phantasmagorical spaces, always in line with the tactile vocation and proud craftmanship which Lai always claimed. Even the work here represented, ‘I luoghi invisibili’ from 1988, narrates of indecipherable spaces, invisible yet almost magically appeared to the eyes of the artist, who transcribed the coordinates on the fabric.


These interior places, never completely decipherable (luckily!), withhold in them the magic of childhood and the sour nature of her native land, Sardegna, and they narrate themselves thanks to the wisdom of tradition united with the playfulness of the manual gesture, as much Boetti-like as you could find in this extremely glocal artist, as you would say nowadays.


Utopias, silence, lyricism, community: even though close to international solicitations widely highlighted by different critics, from Burri to the Arte Povera, from Agnetti to Nuveau Realism, the synthesis of Maria Lai resides in the pure artistic experience: “I never thought of wanting to change the world nor the way of making art, nor of doing didactical works. It is my firm belief that the language of art is not so far from the common person but accessible and practicable to all. The first key element of art is to materially practice it.” (Maria Lai, in conversation with Mario de Candia in A matita, in Elena Pontiggia, Maria Lai. Arte e Relazione, Nuoro, Ilisso edizioni 2017).


Fra la fine degli anni Settanta e la prima meta’ degli anni Ottanta, Maria Lai comincia ad affiancare all’intima ricerca di quel poeticissimo oggetto-feticcio comunemente denominato ‘Libro illegibile’ altre sorgenti creative che ne allargargano lo sguardo e l’orizzonte sempre piu’ verso una condivisione collettiva dell’arte e dello spazio.


In questi anni, nascono le opere come la celebre serie delle ‘Geografie’, ad esempio, trame astrali cucite su fondi elegantemente neri che raccontano di orizzonti lontani e fantasmagorici spazi, pur nel segno della vocazione tattile e orgogliosamente artigianale che Lai ha sempre rivendicato.


Anche l’opera qui presentata, ‘I luoghi invisibili’ del 1988, racconta di spazi indecifrabili, invisibili eppure apparsi quasi magicamente agli occhi dell’artista, che ne ha trascritto le coordinate sul tessuto.


Questi luoghi interiori, mai del tutto decifrabili (per fortuna!), trattengono in se’ la magia dell’infanzia e dell’aspra natura sarda, e si raccontano grazie alla sapienza della tradizione unita alla giocosita’ del lavoro manuale, quanto di piu’ boettiano si possa trovare in questa artista cosi’ glocal, come si direbbe oggi.


Da questi presupposti, la sua arte prendera’ una dimesione sempre piu’ ambientale, che sfocera’ nella celebre azione ‘Legarsi alla montagna’ vissuta dalla popolazione di Ulassai nel settembre del 1981.


Utopie, silenzi, lirismo, comunita’: pur vicina a tante sollecitazioni internazionali ampiamente evidenziate da tanti critici – da Burri all’arte povera, da Agnetti al Nouveau Realisme- la sintesi della Lai risiede nella pura esperienza artistica: “Non ho mai pensato di voler cambiare il mondo ne’ il modo di fare arte, ne’ di fare opera didattica. E’ mia convinzione che I linguaggi dell’arte non siano poi cosi’ lontani dalla gente commune ma accessibili e praticabili da tutti. La prima chiave di lettura dell’arte e’ il praticarla materialmente”. (Maria Lai, in conversazione con Mario de Candia in A matita, in Elena Pontiggia, Maria Lai. Arte e Relazione, Nuoro, Ilisso edizioni 2017).