Lot 24
  • 24

Lucio Fontana

Estimate
400,000 - 600,000 EUR
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bidding is closed

Description

  • Lucio Fontana
  • Concetto spaziale
  • firmato
  • olio su tela
  • cm 80x100
  • Eseguito nel 1961

Provenance

Galleria Seno, Milano
Galleria Sant'Erasmo, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1975 circa

Literature

Tempo Medico, n. 122, Milano 1974, illustrato a colori
Enirco Crispolti, Catalogue raisonné des peintures, sculptures et environnements spatiaux rédigé par Enrico Crispoltivol. II, Bruxelles 1974, p. 112, 113, n. 61 O 66, illustrato
Bolaffi Arte, n. 43, Torino 1974, p. 24, n. 6, illustrato a colori
Enrico Crispolti, Fontana. Catalogo Generale, vol. I, Milano 1986, p. 377, n. 61 O 66, illustrato
Enrico Crispolti, Lucio Fontana, Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Tomo II, Milano 2006, p. 564, n. 61 O 66, illustrato

Condition

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Catalogue Note

“La scoperta del Cosmo è una dimensione nuova, è l’Infinito: allora io buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, una x che per me è alla base di tutta l’Arte Contemporanea”. Intervista a Lucio Fontana di Carla Lonzi in Autoritratto, Laterza, Bari 1969, p. 169

Quella di Lucio Fontana appare, ormai, una delle figure principali e maggiormente caratterizzanti lo scenario artistico della nostra era. La sua poetica, infatti, è stata tale da permettere alle sue opere di prendere posto nelle collezioni dei musei di tutto il mondo, nonché nelle rassegne artistico-critiche del periodo contemporaneo. L’artista ha saputo imporsi sulla scena artistica internazionale, diventando un protagonista tanto eccentrico, quanto centrale, delle avanguardie europee.

Per tutto il tempo della sua attività, l’artista è stato solito confrontarsi con una personalità creativa che ha dialogato, negli anni, con un parametro costante, cioè quello della dimensione fenomenologica dello spazio. L’aspetto qualitativo dell’opera, così, assume diverse caratterizzazioni tecniche, dove il segno e il colore servono da espedienti per dinamizzare spazialmente la materia. Lo spazio di Fontana è senza limiti o cesura e presuppone una nozione di realtà che non solo è dinamica, ma anche mutevole e smaterializzabile. Spazio che, per di più, non è indagato solo e in quanto fine a se stesso, ma in un connubio fra materia e colore. Fu così che egli seppe trasformare la sua attività pittorica in una forma di “arte spaziale”, attraverso l’invenzione di buchi e tagli, i quali offrono una nuova dimensione alla superficialità della tela.

Anche se, di primo impatto, può sembrare che l’utilizzo di buchi e tagli sia arbitrario e privo di una coerente volontà artistica, in realtà Fontana riesce sempre a delimitare uno spazio, evidenziando un percorso compositivo, grazie alla presenza di effetti spaziali e all’uso di diversi materiali che danno una reale profondità alla tela.

È proprio nella materia che, tra la fine degli anni Cinquanta e lungo gli anni Sessanta, Fontana scopre un nuovo, proprio, campo di indagine. La possibilità di esplorare l’olio e le nuove composizioni plastiche diventa una necessità per l’attitudine creativa dell’artista, tant’è che, già dal 1957, alcune delle sue opere presentano nuclei di spessa materia a olio, dando inizio alla serie che prende il nome proprio da questa caratteristica: gli Olii. In questi ultimi, il colore viene steso quasi in modo irregolare e la tela appare come lacerata da una moltitudine di buchi, che sembrano portare lo spettatore al di là della superficie fisica. Il materiale pare così assumere una potenzialità infinita per la ricerca artistica, ma anche esistenziale, dell’artista.

Iniziando da prime prove monocrome e, in particolare, di colore bianco, Fontana muove, in seguito, ad altri colori. Si avvicina, infatti, a tonalità vicine alla terra, ma anche a verdi accesi o brillanti rosa. In altre opere, invece, la tela risuona e riflette di colori metallici, come l’oro e l’argento. In tutti i casi, il colore è applicato con impasti densi, non solo tramite l’utilizzo del classico pennello, ma anche grazie all’utilizzo di mani e spatole di varia misura, strumenti che permettono di forgiare - e non semplicemente applicare - la materia. Come scrive un critico, "L’artista con il coltello. Il “buco” di Fontana, scientificamente, positivamente, dinamicamente ci dona la vita. Questo non è una via di fuga ma l’aspetto del cambiamento. Dall’altra parte, oltre il buco, è possibile vedere un mondo diverso, un altro mondo”. (Fontana. L’artista con il coltello.The Geijutsu Shincho, n. 12, Tokyo.)

Poiché materia duttile, l’olio permette di incidere e affondare il segno del gesto che buca la tela. Inoltre, per la sua natura malleabile, esso è adatto a una “manipolazione” della superficie. Gli Olii di Fontana, dunque, riescono a incarnare la possibilità di modellare, segnare e graffiare in un modo totalmente originale una materia corposa stesa sulla tela, fino a rendere quest’ultima un tutt’uno con la pittura. La presenza di accumuli di colore sulla tela o addirittura oltre i suoi confini è del tutto normale nei lavori di Fontana. Infatti, per essere adeguatamente lavorata, l’opera veniva collocata su un piano orizzontale, per poi, una volta asciugata, essere solcata con buchi, tagli o incisioni di vario genere.

“The discovery of the Cosmos gave access to a new dimension, it is the Infinite: I pierced the canvas which was at the base of all art and I created an unlimited dimension, an x which I consider to be at the base of all Contemporary Art”.
Lucio Fontana interviewed by Carla Lonzi in Carla Lonzi, Autoritratto. Laterza, Bari 1969, p. 169.

Nowadays, Lucio Fontana is one of the principal and most distinguished figures on the artistic scene of our time. Indeed, his poetics was such that his works take pride of place in museum collections worldwide, as well as in the artistic and critic reviews of our time. The artist managed to place himself on the international artistic scene, becoming a European avant-garde leader, both eccentric and pivotal.

Throughout his career, the artist described himself as a creative personality, in constant dialogue over the years with the parameter of the phenomenological dimension of the space. Thus, the qualitative aspect of his work assumes different technical characterisations, where the sign and the colour serve as expedients to spatially invigorate the matter. Fontana’s space has neither boundaries, nor caesura and implies a concept of reality which is not only dynamic, but also changeable and capable of dematerialisation. Furthermore, this space is investigated in depth, not merely for art’s sake, but also out of a desire to bond matter and colour. This is how he was able to transform his artistic efforts into a form of “spatial art”, through the invention of holes and cuts which offer a new dimension to the superficiality of the canvas. Even if, at first glance, it seems that the use of holes and cuts is arbitrary and devoid of coherent artistic willing, Fontana is always able to circumscribe a space, highlighting a compositional path, through spatial effects and the use of diverse materials which lend true depth to the canvas.

From the end of the 1950s and throughout the 1960s, Fontana found a new idiosyncratic field of investigation within his subject matter. The possibility or exploration with oil and his new plastic compositions became a an obsession subject matter for the artist’s creativity; so much so that, from the 1957 onwards, some of his artworks present nuclei of thick oil matter, a series appropriately named: Olii. In these works, the artist lays down the colours in an irregular manner so that the canvas appears to be lacerated by multiple holes, which bring the spectator beyond the physical surface. As one critic writes, “The artist with the knife. Fontana’s ‘hole’ scientifically, positively and dynamically offers us life. This is not an escape route but the aspect of a change. On the other side, beyond the hole, you can see a different world, another world” (Fontana. The artist with the knife. The Geijutsu Shincho, n. 12, Tokyo). Thus, the material embraces infinite potential in the field of artistic and existential research.

Since oil is a ductile material, it permits an engraving of the gesture of piercing the canvas. It is also suitable for a ‘manipulation’ of the surface, being of a malleable nature. Hence, Fontana’s Olii embody the possibility to shape, mark and scratch the dense material on the canvas, making it one with the painting in a wholly unconventional way. Starting from monochrome attempts - particularly, white – Fontana experimented with a myriad of different colours. He choose earth shades, as well as vivid greens or brilliant pinks. The colour was applied as a solid mixture both with a traditional paint brush, as well as with his hands and spatulas of differing sizes, tools which allowed him to forge and not simply spread the material. The presence of colour accumulations on the canvas or beyond its boundaries is commonplace in Fontana’s works. Indeed, in order to execute this work precisely, the artist used to place his canvases on a horizontal surface, then when it had dried he would cut into it with different types of incisions.