Lot 42
  • 42

Giovanni Francesco Pieri (1699-1773) Italia, Napoli, circa 1740-'60

Estimate
8,000 - 12,000 EUR
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Description

  • SCENA BACCHICA
  • rilievo in cera policroma su vetro entro cornice coeva in legno e pastiglia dorata
  • Giovanni Francesco Pieri (1699-1773) Italia, Napoli, circa 1740-'60

Provenance

Walter Padovani, Milano.

Condition

Good conditions, minor losses of colour between the leaves, at the base of the tree, on the left of the shoe and below the grape. The goat 's right horn has been reattached. The gilded frame has minor consumptions and small cracks. Minimum alterations under the male's elbow and around the female's head.
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Catalogue Note

Questa cera si colloca all’interno di un gruppo di opere nel quale Giovanni Francesco Pieri fonde, con eleganza e arguzia, temi bucolici di derivazione classica con l’ironia e la malizia sorridente tipica dello spirito napoletano che ritroviamo nelle scene di genere e di vita quotidiana raffigurate nei presepi e nei gruppi in porcellana prodotti dalla Real Fabrica di Capodimonte. Essa può essere messa in rapporto con le due cere con soggetto di genere conservate alla Wallace Collection di Londra, una delle quali è su vetro, caratteristica molto rara per l'artista che usa principalmente l'ardesia (vedi A. Gonzàlez-Palacios, op. cit., Milano 1993, vol. II, p.150, figg. 258-259). Giovanni Francesco Pieri (Prato 1699-1773 Napoli) intraprese la sua attività come medaglista, modellatore e ritrattista ma fu riconosciuto come il più capace ceroplasta della sua epoca. Nato a Prato, si formò nella bottega dello scultore fiorentino Gioacchino Fortini, intorno al 1713-1714, realizzando piccole figure a rilievo in cera policroma, come documentato dal suo biografo, il Gaburri. Era infatti prassi comune che il medaglista eseguisse i suoi modelli in cera. La sua abilità virtuosistica conquistò l’ultimo Granduca Giangastone de’ Medici che lo volle quale amministratore dell’Arazzeria medicea. Dopo la morte del  Granduca partì da Firenze nel 1737 e si trasferì a Napoli chiamato da Carlo di Borbone, il quale conobbe il Pieri e ne apprezzò l’opera quando nel 1734 risiedette a Firenze quale erede del Granducato. A Napoli Pieri diresse l’Arazzeria, ma si impose e fu apprezzato come modellatore di cere riuscendo a fondere nelle sue opere la sua abilità tecnica virtuosistica con il sagace spirito partenopeo. Queste ultime, per le loro diverse caratteristiche, possono essere suddivise in quattro gruppi. Un primo nucleo è costituito dai ritratti dei regnanti, e può essere messo facilmente in relazione con la sua attività di medaglista degli esordi. Un secondo gruppo è costituito dalla traduzione in cera di dipinti famosi delle raccolte farnesiane in possesso dei Borbone a Napoli. Nel terzo gruppo rientrano le nostre cere e un importante numero di quadretti raffiguranti scene di vita quotidiana secondo il gusto largamente diffuso nel Settecento in Italia e in Europa verso i soggetti di tema popolare. Un inventario del Palazzo di Portici redatto intorno al 1800, descrive ventiquattro quadri a cera con cornice di questa tipologia. Infine rientrano nel quarto gruppo delle ceroplastiche a soggetto religioso.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
E. J. Pyke, A Biographical Dictionary of Wax Modellers, Oxford 1973,  ad vocem;
A. Gonzàlez-Palacios, “Giovanni Francesco Pieri”, in Antologia di Belle Arti, I, 2, giugno 1977;
A. Gonzàlez-Palacios, “Le arti decorative e l’arredamento alla corte di Napoli: 1734-1805. Cere” in Civiltà del ‘700 a Napoli 1734-1799, catalogo della mostra, Firenze 1979, 2 voll., II, p. 88, nn. 529-531;
T. Fittipaldi, Scultura napoletana del Settecento, Napoli 1980, ad vocem;
A. Gonzàlez-Palacios, “Teatrini in cera”, in Il gusto dei principi. Arte di corte del XVII e del XVIII secolo, Milano 1993,  vol. XIX, p. 34, n. 96.

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