Lot 15
  • 15

Alberto Burri

Estimate
150,000 - 200,000 EUR
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Description

  • Alberto Burri
  • Senza titolo
  • polvere di pietra pomice, olio e smalto su tela
  • cm 40,5x45,5
  • Eseguito nel 1951

Provenance

Acquisito dalla famiglia dell'attuale proprietario direttamente dall'artista

Literature

Fondazione Palazzo Albizzini, Alberto Burri Contributi al catalogo sistematico, Città di Castello 1990, n. 73, pp. 28-29, illustrato a colori
Fondazione Palazzo Albizzini, Burri, Catalogo generale repertorio cronologico 1945-1994, Città di Castello, 2015, vol. I, p. 71, tav. 91, vol. VI, p. 48 i 5122, illustrato a colori

Catalogue Note

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione

An export licence is available for this lot


Il 1951 è certamente un anno importante per la produzione di Alberto Burri, se non altro perché segue quel Biennio, 1949-1950, in cui il maestro aveva sperimentato i Catrami e i primi Sacchi. Nel fervore creativo che segue quel periodo, tra le muffe e i primissimi cellotex, Alberto Burri realizza Senza Titolo.

La ruvidezza della pietra pomice e le colature guaste valgono di per sé a descrivere quell’artista che, più di altri, ha sinceramente cambiato il corso della storia dell’arte, operando da battitore libero e facendo della propria produzione un racconto delle sue personali vicende e del dramma della storia del suo tempo.  Mancano i crateri e gli strappi, le ricuciture chirurgiche della tela e le iconiche combustioni del Maestro, eppure le colature libere di colore, reticoli di materia grezza sulla tela ruvida, riflettono il tormento di un artista che è stato in grado di dare all’informale italiano un linguaggio unico e personalissimo.

1951 is certainly an important year for Alberto Burri’s production, and it follows those years where the master experimented with the Catrami and the first Sacchi. In the creative fervour that follows this period, in between Muffe and the very first Cellotex, Alberto Burri executes Untitled.

The roughness of the pumice stone and the rutted melting are already enough to describe the artist who, more than anyone, has sincerely changed the course of art history, operating freely and making of his production a personal story that illustrates the drama of his times. Absent are the craters and the lacerations, the surgical stitches of the canvas and the iconic combustions of the artist, nonetheless the arbitrary melting of colour, thick material paths on rough canvas, reflect the torment of an artist who was capable of giving to an informal Italian an extremely personal and unique language.