Lot 16
  • 16

Lucio Fontana

Estimate
400,000 - 600,000 EUR
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bidding is closed

Description

  • Lucio Fontana
  • Concetto spaziale, I muri
  • firmato, intitolato e datato 1957 sul retro
  • olio, pastelli e gesso su tela
  • cm 100x70

Provenance

Collezione Privata, Genova
Acquistato dall'aatuale proprietario nel 2004

Literature

"Interni", n. 18, giugno 1968, illustrato
Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, Tomo I, p.358, n. 57 G 51, illustrato

Condition

This work is in good conditions overall. There are few stable craquelures visible along the upper and lower margins. Some retouching can be seen under the UV light in correspondence of some holes and along the upper and lower margins of the surface; a slightly bigger retouching is visible near the right margin towards the centre of the canvas. On the reverse two small repairs can be seen in correspondence of two of the holes.
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Catalogue Note

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione

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“Fare dell’arte è una delle manifestazioni dell’intelligenza dell’uomo; difficile stabilirne I limiti, le ragioni, le necessità. Non ci può essere una pittura o scultura Spaziale, ma solo un concetto spaziale dell’arte. L’elemento nello spazio in tutte le sue dimensioni è la sola evoluzione dell’architettura spaziale. Vi è un’arte che non può essere per tutti, e questo vale anche per le altre manifestazioni creatrici dell’uomo, l’umanità le subisce, e solo a questo dobbiamo le nostre civiltà. L’unica libertà è l’intelligenza.”
(Lucio Fontana, Galleria del Naviglio Milano, 18 Aprile 1953)

 

Dopo la serie dei Barocchi, caratterizzati da un intenso uso dell’olio e di altri materiali di grande impatto quali pietre colorate e glitter, Lucio Fontana, nel periodo che va dal 1954 al 1958, si concentra su una spazialità ancor più determinata riducendo la sua gestualità “pittorica” privilegiando composizioni dalle forme più semplici e dai toni sommessi.  “L’apertura di fenomenologia operativa apparsa già chiaramente caratterizzante negli anni Trenta, l’attualismo immaginativo di Fontana, si ripropone negli anni Cinquanta – e maggiormente nei Sessanta – in una molteplicità di pratiche formative che si sviluppano in tipologicamente distinti filoni di lavori, e in diversità di “toni”. E così i “gessi” (pastelli gessosi), che corrono fra il 1954 e il 1958 ma soprattutto prevalgono nel suo lavoro nel 1955-57, manifestano una particolare intonazione fortemente drammatica, cupa, quasi grave, a volte persino solenne, in un’indicazione tematica che sembra riferirsi alla superficie lunare. Dalla configurazione di forme rotondeggianti, sorta appunto di mondi, si vengono definendo profili curveggianti quasi di monti o geologici, fino all’impatto con ampie superfici definite da Fontana stesso “i muri”.”
(Enrico Crispolti, Fontana, Milano 1999 )

Questi pastelli fanno la loro comparsa per la prima volta nella meravigliosa sala alla Biennale di Venezia del 1958; Fontana si presenta qui in una veste completamente nuova e originale: “Anche il nostro artista ha bandito il ricco impasto dei colori ad olio che così spesso appesantisce le tele di molti contemporanei, e a bella posta ha voluto provare come anche col più scarno dei mezzi si può ottenere un’efficacissima parvenza pittorica. Ha perciò preparato vaste tele appena marezzate di tonalità delicate e su qeuste ampie superfici esangui ha tracciato, con sicurezza quasi magica, i suoi <>: linee sottili, tratti calligrafici, o buchi […].”
(Gillo Dorfles, Elementi plastici negative, 1958)

Il lavoro qui presentato è un magnifico esempio della continua ed instancabile ricerca di Lucio Fontana, una delle soluzioni più liriche ed eleganti ottenute dall’artista; uno sfondo nero intenso con accenni di blu notte ad illuminare la tela, un “notturno” o meglio ancora un frammento di universo. Opere simili sono presenti nella Collezione Schloss Morsbroich, Städtisches Museum, Leverkusen e nella Collezione Boschi – Di Stefano, Milano.

 

 

“Making art is one of the manifestations of man’s intelligence; it is difficult to establish its limits, reasons, needs. There cannot be a spatial painting or sculpture, but only a spatial concept of art. The element in space in all its dimensions is the sole evolution of spatial architecture. There is an art that cannot be for everyone, and this is also true of man’s other creative manifestations, humanity experiences them, and we owe our civilizations solely to this. The only freedom is intelligence”
(Lucio Fontana, Galleria del Naviglio Milan, 18 April 1953)

After the series of Barocchi , characterized by the intense use of oil and other great impact materials such as coloured pebbles and glitter, Lucio Fontana,  in the period that goes from 1954 to 1958, focus on a more determined spatiality, reducing his “pictorial” gesture for simpler compositions and shapes with subdued tones. “His receptiveness to new methods that was already evident in the Thirties as being typical of Fontana’s imaginative actualism, reappears in the Fifties – and even more so in the Sixties – in a vast number of formative practices that were to develop into typologically distinct trends and into a diversity of “tones”. Thus the “chalks” (chalky pastels) between 1954 and 1958, but especially between 1955 and 1957, have a particularly dramatic tone, which is gloomy, almost heavy and at times solemn, and that seems to evoke the moon’s surface. From the configuration of rounded forms, almost resembling globes, curving outlines gradually develop that seem like mountains or geological formations, until they are replaced by broad surfaces that Fontana himself describes as “walls”. “
(Enrico Crispolti, Fontana, Milan 1999 )

These pastels appears for the first time in the stunning room at the 1958 Venice Biennale;  Fontana here presents himself in a completely new and original guise: “Even our artist banished the rich colours’ mixture that so often weigh down the canvases of so many contemporary artists, and on purpose has used the most lean mean […]. Thus he has prepared wide canvases just moiré with delicate tones, and on these wide pale surfaces he traced with an almost magical self-confidence his <>: thin lines, handwriting strokes, or buchi […].”
(Gillo Dorfles, Elementi plastici negative, 1958)

The present work is a magnificent example of the continuous and endless research of Lucio Fontana, one of the most lyrical and elegant solutions obtained by the artist; an intense black background with hints of blue night to enlighten the canvas, a “nocturnal” or even better a universe fragment. Similar works can be seen in the collection of  Schloss Morsbroich, Städtisches Museum, Leverkusen and in the Collezione Boschi – Di Stefano, Milano.