Lucio Fontana

Galerie Iris Clert, Parigi
Galerie Tronche, Parigi
Collezione Sianesi, MIlano
Collezione Privata, Milano
Collezione G. Favetti, Settimo Milanese
Collezione Lanza, Intra
Collezione Caimi, Milano
Collezione C. Marinelli, Roma
Acquistato dall'attuale proprietario nel 2003

E. Crispolti, Catalogue raisonné des peintures, sculptures et enviroments, Bruxelles 1974, vol. II, pag. 142-143, illustrato
E. Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano 1986, vol. II, pag. 489, n. 65 O 12, illustrato
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, vol. II, pag. 681, n. 65 O 12, illustrato

L'opera è in ottime condizioni. Vi sono una crepa sottostante consolidata tra i due graffiti verso la parte superiore sinistra e una nella parte superiore destra dello squarcio inerente alla tecnica usata dall'artista. Non vi sono tracce di restauri visibili sotto la lampada a raggi UV. Vi è una vecchia integrazione di pochi millimetri nella parte inferiore dello squarcio. La tonalità del bianco è leggermente più calda rispetto all'illustrazione in catalogo. This work is in very good condition. There is a trace of one underneath consolidated craquelure between the two graffiti towards the upper left area and one by the right upper side of the squarcio, inherent the the artist's media. No traces of retouching appear to be visible under UV light. There is an old tiny integration by the lower part of the squarcio. The white tonality is slightly warmer compared to the catalogue illustration.
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"[...] la scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l'infinito, allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, un'x che, per me, è la base di... di... tutta la... la... scusa eh, di tutta l'arte contemporanea, chi la vuol capire." (Lucio Fontana intervistato da Carla Lonzi, in Autoritratto, Milano 2010, pag. 126)

Dipinto nel 1965, all'apice della carriera di Lucio Fontana, Concetto spazialefa parte del ciclo degli "olii" ai quali l’artista si dedica assiduamente tra il 1960 e il 1968, periodo durante il quale svilupperà anche il famoso gruppo di grandi tele dedicate a Venezia (1961) e le successive "fine di Dio" (1963-1964). In questa nuova fase Fontana si rinnova: alla gestualità del graffiare e bucare aggiunge la manipolazione della materia pittorica. La superficie è ispessita dall'olio e i tagli e buchi diventano strappi e squarci scolpiti e allargati con le dita, nell’olio ancora bagnato. "E si va definendo un'iconografia cosmica nel graffito libero che circoscrive tuttavia un'entità tondeggiante, chiaramente spaziale, e che contiene un buco slargato o strappo (…) Costituiscono indubbiamente un atto di violenta appropriazione della tersa materia del campo pittorico, stabilendo con quell’immagine cosmica che il grafismo gestuale delinea sulla superficie una sorta di rapporto sessuale, carnale, e – malgrado l’artificiosità lussureggiante e spiazzante delle scelte cromatiche – anche di segno doloroso." (Enrico Crispolti, Catalogo generale, Milano 2006, pag. 74).

Dopo il lancio di Yuri Gagarin nello spazio nell’aprile del 1961, l’esplorazione spaziale diventa una realtà e con essa si concretizza l’angoscia e la solitudine dell’uomo di fronte all’immensità dell’universo. Fontana in un’intervista del 1962, parlando degli squarci dice: “Rappresentano il dolore dell’uomo nello spazio. Il dolore dell’astronauta , schiacciato, compresso, con gli strumenti infissi nella pelle è diverso dal nostro…E’ un uomo di tipo nuovo quello che vola nello spazio, con nuove sensazioni , soprattutto dolorose”. (cit in Lucio Fontana, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1998, pag. 244)

In questo dipinto la tela diventa luogo tridimensionale di congiuntura tra materia e forma, pittura e scultura. Nell’olio, diventato materia scultore, modellata sensualmente dalle dita dell’artista intorno alle labbra degli squarci, viene impressa la forma. Questa tela dove si incontrano pieni e vuoti, si intrecciano il tangibile e l’astratto, manifesta pienamente il fondamento dell’estetica concettuale dell’artista, dove la creazione, la distruzione, la modellazione rimangono l'elemento motore.

Discovery of the universe gives us a new dimension, it represents infinity, thus I make a whole on this canvas which- until this moment has always been the main surface for all the art I have executed, creating an infinite dimension, an “X” which stands as the base for…all the…excuse me, all of contemporary art for those who really want to comprehend it.  (Lucio Fontana interviewed by Carla Lonzi, in Autoritratto, Milano 2010, pag. 126)
Executed in 1965 when Fontana’s career was at its peak, Concetto Spaziale belongs to the series of “oils” that the artist dedicated himself to between 1960 and 1968, while he also developed the Venezia series ,executed in 1961, and the subsequent series of Fine di Dio executed between 1963 and 1964.
In this new phase Fontana renovates his technique adding to the process of scratching and puncturing holes over the surface, the manipulation of paint. The thick impasto created by oil paint on the surface is sculpted by the artist’s hand and every hole and rip are made wider by his direct intervention on the  wet oil paint. The free graffiti indicates a new cosmic iconography that comprehends a rounded and clearly spatial entity in which an enlarged hole is made. As a subsequence to this, an act of violent appropriation of the raw paint matter takes place establishing with the cosmic image of the graffiti, a sort of sensual and carnal relationship that feels painful even if the tonality of colours is rather artificial and  out of place. (Enrico Crispolti, Catalogo generale, Milano 2006, pag. 74).

After Yuri Gagarin’s travel into space in April 1961, discovery of the universe becomes a reality which implements the loneliness and the distress of the human being surrounded by the vastness of universe.
In an interview dated 1962, Fontana in commenting his rips said “they represent the pain felt by the human being next to the vastness of space. The pain a spaceman feels being squeezed and compressed by those instruments pressed against his skin, is a different kind of pain. Man who travels into space is a new kind of human being, his perceptions are new and mainly painful (cit in Lucio Fontana, exhibition catalogue, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1998, pag. 244)

This canvas is turned into a three dimensional conjunction between matter and shape, paint and sculpture. The oil paint becomes a sculpted material sensually elaborated around the hole’s lips by the artist’s hands that define  its  shape.
The sensation of empty and  full,  tangible and  abstract are all enhanced by this canvas which fully represents the artist’s  idea of conceptual aesthetics. In this work creation destruction and manipulation of matter are the main themes.