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Giorgio de Chirico
Estimate
300,000 - 400,000 EUR
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Description
- Giorgio de Chirico
- La Danse
- firmato; firmato, intitolato e iscritto Opera da me eseguita a Parigi nel 1933 sul retro
- olio su tela
- cm 67x114
Provenance
Collection Regnault, Parigi
Galerie Charpentier, Parigi
Galleria La Barcaccia, Roma
Collezione Privata, Lucca
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1990 circa
Galerie Charpentier, Parigi
Galleria La Barcaccia, Roma
Collezione Privata, Lucca
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1990 circa
Exhibited
Parigi, Archives Internationales de la Danse, La danse dans la peinture et la sculpture contemporaines: retour à l'exposition, 1934
Parigi, Galerie Charpentier, asta, 21 giugno 1960, n. 53, illustrato
Roma, Galleria La Barcaccia, 1965
Parigi, Galerie Charpentier, asta, 21 giugno 1960, n. 53, illustrato
Roma, Galleria La Barcaccia, 1965
Literature
M. Fagiolo dell'Arco, Giorgio de Chirico. Gli anni Trenta, Milano 1991, pag. 206, illustrato
Condition
This work is in very good condition. Under UV light is visible one minor retouching towards the upper left corner by the white pigment.
Colors are more saturated and warmer compared to the catalogue illustration.
"In response to your inquiry, we are pleased to provide you with a general report of the condition of the property described above. Since we are not professional conservators or restorers, we urge you to consult with a restorer or conservator of your choice who will be better able to provide a detailed, professional report. Prospective buyers should inspect each lot to satisfy themselves as to condition and must understand that any statement made by Sotheby's is merely a subjective, qualified opinion. Prospective buyers should also refer to any Important Notices regarding this sale, which are printed in the Sale Catalogue.
NOTWITHSTANDING THIS REPORT OR ANY DISCUSSIONS CONCERNING A LOT, ALL LOTS ARE OFFERED AND SOLD AS IS" IN ACCORDANCE WITH THE CONDITIONS OF BUSINESS PRINTED IN THE SALE CATALOGUE."
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Catalogue Note
Nel 1933 de Chirico esegue le scenografie e i costumi per i Puritani di Vincenzo Bellini andati in scena con la regia di G. Salvini per il Maggio Musicale Fiorentino. Siamo alla prima edizione di questo festival di opere liriche, concerti, spettacoli di prosa e balletti ideato nel 1933 dal mecenate Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano insieme al maestro Vittorio Gui. Il Maggio Fiorentino, che si svolge tuttora annualmente tra la fine di aprile e l’inizio di luglio, nasce proprio per celebrare l’antica gioia di vivere che in primavera vede cadenzare la sua ciclica rinascita.
Anche per de Chirico si tratta della prima prova scenografica nel campo della lirica, dopo i lavori ideati per i balletti russi di Diaghilev e alcuni spettacoli di balletti svedesi.
"Le realizzazioni dechirichiane (…) propongono come già in Le Bal (1929) la rielaborazione di motivi ed elementi tratti dal repertorio metafisico e variamente combinati tra loro. La ricerca condotta dall’artista a questo proposito sembra a volte procedere su un piano diverso rispetto alla produzione pittorica, nel senso di una maggiore creatività e felicità inventiva. Meno concentrato sul problema della qualità pittorica e del mestiere, l’artista combina insieme elementi della passata esperienza metafisica con un continuo gioco di citazioni, ulteriori stravolgimenti e reinvenzioni".
Negli scenari per i Puritani l’artista ripropone in alcune delle scene impianti di tipo metafisico; probabilmente ancora condizionato dalle esperienze di Le Bal per un allestimento scenico di tipo coreografico e non melodrammatico, de Chirico accentua il senso di stravolgimento dello spazio giocando sulle proporzioni ad alterando il rapporto di misura tra l’attrezzatura scenica, i manichini del fondale e i personaggi veri e propri. Questa libertà inventiva che coincide con una interpretazione certo non ortodossa dell’opera belliniana fu causa di aspre critiche. Oltre agli scenari, sono in particolare i costumi a destare scalpore: “…guerrieri in costumi multicolori, in una trasposizione decorativa non priva di buoni partiti, predominio di colorazioni chiare, festosità e buon impianto; (…) ma i Puritani non c’entrano, che erano gente austera e vestita piuttosto di scuro: l’errore essenziale degli scenari e dei figurini dell’opera belliniana (…) sta proprio qui: nell’incapacità organica di de Chirico, di una adesione a una vera e concreta armonia, per l’indifferenza intellettualistica della sua concezione estetica”. La fantasia dell’artista si esprime ancora più liberamente che negli scenari, proprio nei costumi, che propongono un vasto repertorio decorativo di segni geometrici e sigle grafiche variamente colorati; ancora una volta la citazione diretta è dai costumi per Le Bal. L’esperienza dei Puritani rimane una tappa fondamentale nella ricerca dechirichiana. A questo soggetto si ispirerà ancora tra il ‘33 e il ‘34 per una serie di dipinti noti come i Combattenti che presenterà alla Quadriennale di Roma del 1935.
I primi anni Trenta coincidono con un periodo di cambiamenti non indifferenti per l’artista: la galleria Rosenberg, sua galleria di riferimento, in concomitanza con la crisi di quel periodo fallisce nel 1931, de Chirico si separa dalla moglie e da Parigi si trasferisce in Italia.
In una delle ultime lettere indirizzate a Rosenberg, datata 1933, egli scrive:
"…Scusatemi per non avervi scritto da tempo. Lavoro qui in Italia da un anno e mezzo. Malgrado la crisi riesco comunque a vivere; il fatto è che mi sono separato da mia moglie (…)- e aggiunge: ora qui a Milano sto lavorando a un grande affresco al Palazzo delle Arti Decorative. Presto partirò per Genova dove esporrò e poi per Firenze dove dovrò assistere alla prima di un’opera di cui ho fatto i costumi e la scenografia. Mi si dice che a Parigi va ancora molto male, credo che sia un po’ colpa dei “Francesi”, sono molto pessimisti ed esagerano la crisi."
"Nei Puritani, infatti, predomina il bianco (persino i cannoni sono bianchi e allegramente decorati) nelle sue varie sfumature rosa, azzurre, gialle e verdine, con un effetto che sulla scena dovette essere formidabile e abbagliante, ma che, come tutte le cose troppo avanzate, non solo non ebbe successo ma fece addirittura scandalo: "successe il putiferio", scrive de Chirico nelle Memorie".
M. Fagiolo dell'Arco
Anche per de Chirico si tratta della prima prova scenografica nel campo della lirica, dopo i lavori ideati per i balletti russi di Diaghilev e alcuni spettacoli di balletti svedesi.
"Le realizzazioni dechirichiane (…) propongono come già in Le Bal (1929) la rielaborazione di motivi ed elementi tratti dal repertorio metafisico e variamente combinati tra loro. La ricerca condotta dall’artista a questo proposito sembra a volte procedere su un piano diverso rispetto alla produzione pittorica, nel senso di una maggiore creatività e felicità inventiva. Meno concentrato sul problema della qualità pittorica e del mestiere, l’artista combina insieme elementi della passata esperienza metafisica con un continuo gioco di citazioni, ulteriori stravolgimenti e reinvenzioni".
Negli scenari per i Puritani l’artista ripropone in alcune delle scene impianti di tipo metafisico; probabilmente ancora condizionato dalle esperienze di Le Bal per un allestimento scenico di tipo coreografico e non melodrammatico, de Chirico accentua il senso di stravolgimento dello spazio giocando sulle proporzioni ad alterando il rapporto di misura tra l’attrezzatura scenica, i manichini del fondale e i personaggi veri e propri. Questa libertà inventiva che coincide con una interpretazione certo non ortodossa dell’opera belliniana fu causa di aspre critiche. Oltre agli scenari, sono in particolare i costumi a destare scalpore: “…guerrieri in costumi multicolori, in una trasposizione decorativa non priva di buoni partiti, predominio di colorazioni chiare, festosità e buon impianto; (…) ma i Puritani non c’entrano, che erano gente austera e vestita piuttosto di scuro: l’errore essenziale degli scenari e dei figurini dell’opera belliniana (…) sta proprio qui: nell’incapacità organica di de Chirico, di una adesione a una vera e concreta armonia, per l’indifferenza intellettualistica della sua concezione estetica”. La fantasia dell’artista si esprime ancora più liberamente che negli scenari, proprio nei costumi, che propongono un vasto repertorio decorativo di segni geometrici e sigle grafiche variamente colorati; ancora una volta la citazione diretta è dai costumi per Le Bal. L’esperienza dei Puritani rimane una tappa fondamentale nella ricerca dechirichiana. A questo soggetto si ispirerà ancora tra il ‘33 e il ‘34 per una serie di dipinti noti come i Combattenti che presenterà alla Quadriennale di Roma del 1935.
I primi anni Trenta coincidono con un periodo di cambiamenti non indifferenti per l’artista: la galleria Rosenberg, sua galleria di riferimento, in concomitanza con la crisi di quel periodo fallisce nel 1931, de Chirico si separa dalla moglie e da Parigi si trasferisce in Italia.
In una delle ultime lettere indirizzate a Rosenberg, datata 1933, egli scrive:
"…Scusatemi per non avervi scritto da tempo. Lavoro qui in Italia da un anno e mezzo. Malgrado la crisi riesco comunque a vivere; il fatto è che mi sono separato da mia moglie (…)- e aggiunge: ora qui a Milano sto lavorando a un grande affresco al Palazzo delle Arti Decorative. Presto partirò per Genova dove esporrò e poi per Firenze dove dovrò assistere alla prima di un’opera di cui ho fatto i costumi e la scenografia. Mi si dice che a Parigi va ancora molto male, credo che sia un po’ colpa dei “Francesi”, sono molto pessimisti ed esagerano la crisi."
"Nei Puritani, infatti, predomina il bianco (persino i cannoni sono bianchi e allegramente decorati) nelle sue varie sfumature rosa, azzurre, gialle e verdine, con un effetto che sulla scena dovette essere formidabile e abbagliante, ma che, come tutte le cose troppo avanzate, non solo non ebbe successo ma fece addirittura scandalo: "successe il putiferio", scrive de Chirico nelle Memorie".
M. Fagiolo dell'Arco