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Giacomo Balla
Description
- Giacomo Balla
- Canto patriottico in piazza di Siena - bozzetto
- firmato BALLA FUTURISTA
smalto su tela
- cm 36x45
- Eseguito nel 1915
Provenance
Galleria Arco Farnese, Roma
Ivi acquistato dall'attuale proprietario negli anni Novanta
Exhibited
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Cento opere d'arte italiana dal futurismo ad oggi, 1968
Verona, Museo di Castelvecchio; Modena, Galleria Civica d'Arte Moderna, Giacomo Balla. Studi ricerche oggetti, 1976, pag. 30, n. 15, illustrato
Modena, Galleria Fonte d'Abisso, Giacomo Balla - Opere dal 1912 al 1930 - Tipologie di astrazione, 1980, n. 12, illustrato
Roma, Galleria Arco Farnese, Giacomo Balla. Dall'Autospalla all'Autodolore. Opere 1902-1947, 1994-1995, pag. 21, n. 10, illustrato
Literature
Condition
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Catalogue Note
Nel 1915 da un anno si combatte la prima guerra mondiale, ma l'Italia è ancora neutrale: i futuristi scendono in piazza e spingono all'intervento mentre i neutralisti si oppongono. Da queste manifestazioni, che si svolgono soprattutto a Roma e a cui spesso partecipa personalmente, Giacomo Balla trae il tema del nuovo ciclo degli "sbandieramenti" in cui si colloca l'opera Canto patriottico in Piazza Siena.
In questi quadri l'esecuzione formale è strettamente connessa al punto di vista politico, a seconda che negli episodi di piazza prevalessero i neutralisti o gli interventisti. Nel primo caso, come in Sventolamento del CIMAC o nella Manifestazione patriottica del Museo Thyssen-Bornemisza, l'artista adotta uno stile prevalentemente grafico operando per dissociazioni. In quest'ultimo gli spostamenti della folla neutralista sono simboleggiati dalle forme spiraliche nere che stendono come una trama sopra i colori della nazione e gli emblemi della monarchia.
Tutt'altro è invece il trattamento che Balla riserva alle manifestazioni in cui prevalgono gli interventisti, ai quali va il suo appoggio poiché, dal suo punto di vista, questi ultimi mirano alla grandezza e alla gloria dell'Italia. In queste opere si concretizza l'ipotesi di un nuovo linguaggio plastico: un'astrazione innovatrice risolta non più sulla frontalità di un piano bidimensionale ma estesa allo spazio tridimensionale.
Nel dicembre 1913 Balla aveva potuto vedere le sculture di Umberto Boccioni esposte alla galleria Sprovieri di Roma. Lo studio delle loro forme gli rivelò una nuova possibilità di trattare l'immagine in movimento, traducendo l'indivisibilità di una forma unica nella continuità dello spazio. Riprende così questa stessa linea di ricerca introducendone i principi in pittura. In tutto il ciclo degli "sbandieramenti" dedicato alle dimostrazioni interventiste, esplora un'articolazione di tipo scultoreo della composizione: l'agitarsi delle bandiere e i movimenti della folla sono resi con curve e controcurve, cunei flessi, punte acuminate o ondeggiamenti irregolari. Ogni volta adotta la variazione tonale per dare rilievo alle forme, utilizzando per la prima volta il colore in chiave metaforica ed espressionista. Il grigio, il bianco e il nero simboleggiano così i colori del neutralismo opposti alle forze positive dei colori della bandiera italiana e dell'azzurro dello slancio verso il futuro. Si veda come in Canto patriottico in Piazza di Siena i tre colori si ergono come "tre torri medievali" (G. Lista) al centro di un ondoso movimento marino. L'utilizzo della vernice a smalto, ultima novità del lavoro di Balla sulle testure, esalta inoltre la precisione volumetrica delle forme chiuse e strutturate come sculture.
"Al termine delle ricerche sul movimento, la pittura di Balla aveva acquisito un vocabolario formale che gli permetteva la creazione di composizioni astratte in cui gli elementi naturali erano reinterpretati attraverso geometrizzazioni dinamiche. L'inizio di questa fase di superamento, e al tempo stesso di sublimazione, dei temi del cinetismo si situa nell'anno 1914 (...). Le tele sul tema cromatico e cinetico degli 'sbandieramenti' delle dimostrazioni interventiste, nel 1915, dovevano avere un ruolo catalizzatore di questa tendenza in pittura. In particolare in Insidie di guerra (1915), Balla utilizzava per la prima volta il colore e la forma come equivalenti astratti di nozioni concettuali: il grigio del neutralismo era opposto ai colori patriottici mentre lo scontro di queste due tendenze ideologiche era visualizzato da un incrociarsi di due forme a punta acuminata. (...) Il problema formale a cui rispondevano queste opere era quello dell'urgenza di un contenuto emotivo che cercava di trovare un'espressione immediata nella composizione dell'immagine. Balla si trova coinvolto in esperienze nuove e tende quindi a psicologizzare le forme astratte del dinamismo qualificandole in una direzione soggettiva".
Giovanni Lista, Giacomo Balla, Modena 1982, pagg. 82-84
"La pittura futurista nel distruggere l'immobilità in ogni cosa è trasportata nell'impressionante caos dell'azione dinamica universale dipingendo non solo la successione dei movimenti nel loro spostamento, con analisi oggettive, ma superando immediatamente queste difficoltà è andata nella grande ricerca e nel dominio dello stato d'animo con delle nuove forme astratte ed equivalenti".
Giacomo Balla