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Felice Casorati
Estimate
70,000 - 90,000 EUR
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Description
- Felice Casorati
- Natura morta (uva, limoni e uova)
- firmato
- olio su tavola
- cm 48x62
- Eseguito nel 1927
Provenance
Collezione Privata, Milano
Galleria Gian Ferrari, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1980
Galleria Gian Ferrari, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1980
Exhibited
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Felice Casorati, 1981, n. 49
Milano, Palazzo Reale, Casorati. Mostra Antologica, 1990, n. 64
Düsseldorf, Kunstmuseum, Casorati, 1990
Ravenna, Museo d'Arte della città di Ravenna, Dipingere il silenzio. Felice Casorati, 2007
Milano, Palazzo Reale, Casorati. Mostra Antologica, 1990, n. 64
Düsseldorf, Kunstmuseum, Casorati, 1990
Ravenna, Museo d'Arte della città di Ravenna, Dipingere il silenzio. Felice Casorati, 2007
Literature
L. Carluccio, Felice Casorati, Ferrara 1981, n. 49, illustrato a colori (datato 1930)
M. M. Lamberti, Casorati, Milano 1989, pag. 105, n. 64, illustrato a colori (datato 1930)
G. Bertolino, F. Poli, Felice Casorati. Catalogo generale. I dipinti (1904-1963), n. 319, illustrato
M. M. Lamberti, Casorati, Milano 1989, pag. 105, n. 64, illustrato a colori (datato 1930)
G. Bertolino, F. Poli, Felice Casorati. Catalogo generale. I dipinti (1904-1963), n. 319, illustrato
Condition
This work appears to be in generally good condition overall. There are few punctiform losses by the upper left corner. Scattered punctiform traces of old retouching are visible under UV light, in particular along wood vains.
"In response to your inquiry, we are pleased to provide you with a general report of the condition of the property described above. Since we are not professional conservators or restorers, we urge you to consult with a restorer or conservator of your choice who will be better able to provide a detailed, professional report. Prospective buyers should inspect each lot to satisfy themselves as to condition and must understand that any statement made by Sotheby's is merely a subjective, qualified opinion. Prospective buyers should also refer to any Important Notices regarding this sale, which are printed in the Sale Catalogue.
NOTWITHSTANDING THIS REPORT OR ANY DISCUSSIONS CONCERNING A LOT, ALL LOTS ARE OFFERED AND SOLD AS IS" IN ACCORDANCE WITH THE CONDITIONS OF BUSINESS PRINTED IN THE SALE CATALOGUE."
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Catalogue Note
Nella seconda metà degli anni Venti, Casorati vive un momento di particolare esposizione, in Italia come all'estero, partecipando alle Biennali veneziane e alle mostre del Novecento italiano.
L'artista viene considerato uno dei protagonisti di rilievo del ritorno all'ordine, tanto che Margherita Sarfatti, dopo la Biennale del 1924, lo include nel primo nucleo del gruppo Novecento milanese, anche se Casorati non è totalmente allineato al suo ambizioso programma. La Sarfatti dal canto suo, pur sostenendolo, non mancò mai di mettere in discussione la sua pittura, sottolineando la superficialità dei 'deliziosi estetismi' dell'anteguerra e precisando che 'l'arte di Casorati anche adesso è tutta tesa verso sensazioni di filiforme acutezza, ma nella grave atmosfera d'oggi, la sente e la esprime in forme di meditata, poderosa realtà'. Le lodi alla sua austerità e al suo rigore, si accompagnano tuttavia a riserve sull'uso della 'linea dura' e della 'composizione schematica'. La Sarfatti di questo pittore 'cerebrale e ricco di idee', non accetta del tutto l'inquietante tensione mentale della sua pittura, l'assenza di matrice metafisica.
Casorati prende le distanze in maniera più significativa dal linguaggio sarfattiano, fatto di solidità, ordine e plasticità, a partire dal 1926 quando, alla mostra della Permanente, propone due dipinti che si discostano dal modello di pittura italiana così come lo descrive Venturi: 'un mondo fatto di volume e di peso, di piani definiti e di ritmi equilibrati...il mondo del durevole sotto il fuggevole'.
In seguito, alla Biennale del 1928 Casorati verifica ulteriormente la propria svolta anticlassicista. Fra le otto opere allora presentate vi sono alcune nature morte che non si discostano da quella qui offerta: semplici insiemi plastici di oggetti quotidiani, pacati accordi cromatici, sguardi ravvicinati sulle cose sotto prospettive leggermente deformate.
Tali opere sollevano aspre critiche, fra le quali, tuttavia, si distigue la voce del giovane Mario Soldati, allievo di Venturi, in quale, nonstante il tono del suo commento appaia come una sentenza categorica, tuttavia riconosce che 'Casorati ha sentito oscuramente, e quasi come una necessità individuale del proprio spirito, questa aspirazione alla gioia dei colori e delle materie. (...) Casorati ha cercato il colore e la materia. Ha riempito di tinte eleganti e variate le chiuse zone, i pezzi delimitati delle sue composizioni, e ha lasciato le superfici liscie e laccate per un'eguale imprimitura granosa, dipingendo a tempera su tavole preparate con gesso scabro e poroso, stendendo il colore con pennellate piccole, fitte e tutte eguali (...). Ha raggiunto così un'eleganza, una dolcezza che le sue antiche opere non avevano se non a frammenti.'
L'artista viene considerato uno dei protagonisti di rilievo del ritorno all'ordine, tanto che Margherita Sarfatti, dopo la Biennale del 1924, lo include nel primo nucleo del gruppo Novecento milanese, anche se Casorati non è totalmente allineato al suo ambizioso programma. La Sarfatti dal canto suo, pur sostenendolo, non mancò mai di mettere in discussione la sua pittura, sottolineando la superficialità dei 'deliziosi estetismi' dell'anteguerra e precisando che 'l'arte di Casorati anche adesso è tutta tesa verso sensazioni di filiforme acutezza, ma nella grave atmosfera d'oggi, la sente e la esprime in forme di meditata, poderosa realtà'. Le lodi alla sua austerità e al suo rigore, si accompagnano tuttavia a riserve sull'uso della 'linea dura' e della 'composizione schematica'. La Sarfatti di questo pittore 'cerebrale e ricco di idee', non accetta del tutto l'inquietante tensione mentale della sua pittura, l'assenza di matrice metafisica.
Casorati prende le distanze in maniera più significativa dal linguaggio sarfattiano, fatto di solidità, ordine e plasticità, a partire dal 1926 quando, alla mostra della Permanente, propone due dipinti che si discostano dal modello di pittura italiana così come lo descrive Venturi: 'un mondo fatto di volume e di peso, di piani definiti e di ritmi equilibrati...il mondo del durevole sotto il fuggevole'.
In seguito, alla Biennale del 1928 Casorati verifica ulteriormente la propria svolta anticlassicista. Fra le otto opere allora presentate vi sono alcune nature morte che non si discostano da quella qui offerta: semplici insiemi plastici di oggetti quotidiani, pacati accordi cromatici, sguardi ravvicinati sulle cose sotto prospettive leggermente deformate.
Tali opere sollevano aspre critiche, fra le quali, tuttavia, si distigue la voce del giovane Mario Soldati, allievo di Venturi, in quale, nonstante il tono del suo commento appaia come una sentenza categorica, tuttavia riconosce che 'Casorati ha sentito oscuramente, e quasi come una necessità individuale del proprio spirito, questa aspirazione alla gioia dei colori e delle materie. (...) Casorati ha cercato il colore e la materia. Ha riempito di tinte eleganti e variate le chiuse zone, i pezzi delimitati delle sue composizioni, e ha lasciato le superfici liscie e laccate per un'eguale imprimitura granosa, dipingendo a tempera su tavole preparate con gesso scabro e poroso, stendendo il colore con pennellate piccole, fitte e tutte eguali (...). Ha raggiunto così un'eleganza, una dolcezza che le sue antiche opere non avevano se non a frammenti.'