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Leonello Spada
Description
- Leonello Spada
- Cristo davanti a Pilato
- olio su tela
Condition
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Catalogue Note
L'opera fu probabilmente realizzata dopo il soggiorno romano dell'artista (1610-1611), in un momento di forte adesione ai modi del Merisi. Le figure emergono dal fondo buio della tela, rischiarate solo da una fonte di luce esterna che evidenzia i due protagonisti, Cristo e Pilato, mentre nella semioscurità si confondono i profili dei soldati, intensa interpretazione del chiaroscuro caravaggesco.
La composizione è tutta risolta in primo piano, secondo il punto di vista ravvicinato inaugurato dal pittore lombardo che è il riferimento diretto del dipinto. L'impianto spaziale sembra riecheggiare alcune delle sue opere, come l'Incoronazione di spine Giustiniani del Kunsthistorisches Museum di Vienna, in cui si trova un'analoga scansione delle figure che riempiono la superficie pittorica e premono al di là della tela. Originale appare l'inserto del giovane paggio, a destra, con l'abito dai colori accesi, lucenti, in netta contrapposizione al cupo cromatismo dell'opera. Il silenzioso dialogo tra Cristo e Pilato, nucleo tematico del dipinto, è interrotto solo dalla figura centrale, il cui volto si distingue per l'inusuale forza ritrattistica diversamente dai due anonimi armigeri, di cui si riconoscono appena le fisionomie.
A Bologna, sua città d'origine, Spada frequentò la bottega di Cesare Baglione e collaborò con il quadraturista Dentone, affiancandolo in decorazioni prospettiche andate perdute. Negli stessi anni si avvicinò all'Accademia degli Incamminati, aderendo alla lezione carraccesca di cui colse, soprattutto, gli aspetti naturalistici.
Molto problematica appare la vicenda cronologica del pittore che rimase a Bologna fino al 1608 circa per poi passare a Malta, dove gli sono state attribuite molte opere. All'inizio del secondo decennio del '600 lo troviamo sicuramente a Roma, dove è documentato dal Malvasia. Nella città pontificia, l'artista ha modo di venire in contatto con il naturalismo caravaggesco, a cui aderisce così strettamente da ricevere dai contemporanei l'appellativo di "scimmia del Caravaggio", in parte giustificato, forse, dalla stravaganza di Leonello nel vestire e a da una certa spavalderia che pare lo contraddicesse. L'artista potrebbe anche aver conosciuto direttamente il pittore lombardo ma non a Roma, dove arrivò troppo tardi, bensì a Napoli, durante un ipotetico viaggio, prima della morte del Merisi (1609). Brano esemplare della conversione caravaggesca rimane la monumentale tela con il San Giovanni nella chiesa romana dei Cappuccini, oltre a diverse scene di genere realizzate dall'artista, come il Concerto del Louvre a Parigi.
Tornato in Emilia nel 1614, ricevette poi molte commissioni a Bologna e a Parma, divenendo il protetto di Alessandro d'Este e Ranuccio I Farnese. Nello stesso periodo si legò anche al cardinal Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, per cui dipinse numerose opere destinate alla sua collezione, come il San Girolamo e l'Incoronazione di spine, conservate presso la Galleria Nazionale d'Arte Antica, in Palazzo Barberini a Roma.