Lot 53
  • 53

Afro

Estimate
400,000 - 600,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Afro
  • La Baronessa 2
  • firmato e datato 69
  • olio su tela
  • cm 110x130

Literature

C. Brandi, Pittura di Afro, in "Qui arte Contemporanea", n. 10, Roma , febbraio 1973, pagg. 22-28
C. Brandi, Afro, Roma 1977
M. Graziani, Afro, Catalogo Generale Ragionato, Roma 1997, n. 681, pag. 301, illustrato

Condition

This work is in very good condition. The canvas is slightly wavy by the upper right and lower left corners. There are few minor and unobtrusive retouching visible under UV light along the upper margin and by the white pigment.
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Catalogue Note

Una forma pittorica può avere anche valore di apparizione?
L'organismo rigorosamente formale di una pittura può contenere la leggerezza, il respiro di una evocazione, l'improvviso soprassalto della memoria? Questo è per me il problema; questa la ragione della costante inquietudine che mi fa dipingere.
Afro

Contrariamente alla tendenza immobilista italiana che mirava a catalogare e classificare formalmente l'arte contemporanea, negli Stati Uniti negli anni Cinquanta si respirava un'atmosfera di fervore e di rinnovata curiosità ed apertura nei confronti delle avanguardie. Inaugurò proprio nel 1950 la prima Personale di Afro alla Catherine Viviano Gallery a New York: il successo fu tale che tutte le opere furono vendute. In questo vitale contesto animato senza tregua dai movimenti artistici, Afro conobbe da vicino la forza e l'irruenza di Willem de Kooning e di Franz Kline e cominciò a frequentarne l'ambiente all'interno del gruppo "degli Otto", di cui facevano parte anche Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova. Afro entrò a far parte della New York School e sviluppò un'autonoma interpretazione della pittura informale pervasa da modulazioni estremamanete raffinate, risultato della mediazione con la cultura europea. Lionello Venturi scrisse di Afro dopo tre anni di esperienza oltreoceano che "quando ha ricevuto un'emozione non la rappresenta, la lascia tornare anche a grande distanza di tempo, e se non torna vuol dire che bisogna dimenticarla. Ma quando torna, ecco assume il tono della leggenda, e può diventare pittura. (...) la sua visione ha bisogno della mediazione del tempo, che gli permetta il passaggio dalla prosa alla poesia".
Afro ha, nelle sue esperienze americane, tra i suoi maggiori referenti Willem de Kooning: nel partecipare a un simposio nel 1951 del Museum of Modern Art a proposito del significato dell'arte astratta egli spiega a proposito dell'esigenza di formalismo imperante in Europa che "...ci sono artisti che non vogliono sedersi in uno stile. Sono giunti alla convinzione che la pittura -di qualsiasi genere, di qualsiasi stile- sia un modo di vivere il presente, uno stile di vita, per così dire. E' qui che risiede la forma, la sua libertà coincide esattamente con la sua inutilità. Gli artisti come noi non hanno il desiderio di uniformarsi, ma solo di essere ispirati".