Lot 28
  • 28

Giuseppe Canella

Estimate
80,000 - 120,000 EUR
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Description

  • Giuseppe Canella
  • Corsia dei Servi, Milano
  • firmato e datato sul palazzo in basso a sinistra CANELLA / 1833
  • olio su tela
  • cm 81.5 x 64

Provenance

Collezione Francesco Peloso, Genova;
Collezione Ernesto Bertollo, Genova;
Collezione Paolo Ingegnoli, Milano; 
Galleria Pesaro, Milano, (1931, n. 20);
Collezione Alberto Zanoletti, Milano.

Exhibited

Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Esposizione dei grandi e piccoli concorsi e delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle Gallerie della I. R. Accademia delle belle Arti, 1833, n. 16 b, p. 13; Roma, Palazzo delle Esposizioni, Mostra dell'ottocento del centenario della Società Amatori e cultori di belle arti, 1930, Rotonda, n. 19 p. 5; Milano, Palazzo Reale, Il Cinquantanove, dal convegno di Plombières all'armistizio di Villafranca. Mostra commemorativa, 1959, n. 38111, p. 14; Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, 1886-1986 La Permanente, un secolo d'arte a Milano, 1986, n. 171 pp. 381-382, ill. n. 177 p. 406.

Literature

Atti della Cesarea Regia Accademia delle Belle Arti di Milano: discorsi letti nella grande aula del Regio Cesareo Palazzo delle Scienze e delle arti in Milano, Milano 1833, p. 51; I. Fumagalli, in Le glorie dell'Arti Belle esposte nel palazzo di Brera l'anno 1833, Milano 1833, pp.78-80; I. Fumagalli, Esposizione degli oggetti di belle arti nell'I. R. Palazzo di Brera, in "Biblioteca Italiana", agosto 1833, p. 278; F. Ambrosoli, Belle arti. Esposizione di opere di Belle Arti in Brera. VI. Paesaggi e pitture di prospettiva, in "L'Eco", 30 settembre 1833, n. 117, p. 466; D. Sacchi, Le Belle Arti in Milano nell'anno 1833. Relazione di Defendente Sacchi, in "Il Nuovo Ricoglitore", settembre 1833, n. 105, p. 616; Belle Arti, in "Corriere delle dame", 5 ottobre 1833, n. 55, p. 435; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova. Prima giornata, Genova 1846, p. 129; La Galleria Ingegnoli, a cura di U. Ojetti, Milano 1931, n. 20 tav. 174; E. Sioli Legnani, Poesia di Milano. Dipinti della Raccolta di Alberto Zanoletti, Milano 1940, p. 65, n. 24; R. Bassi Rathgeb, Il pittore Giuseppe Canella (1788-1847), Bergamo 1945, tav. XIX; E. Piceni -M. Cinotti, La pittura a Milano dal 1815 al 1915, in "Storia di Milano", vol. XV, Milano 1962, p. 481; M. C. Gozzoli, Giuseppe Canella, in Mostra dei maestri di Brera (1776-1859), catalogo della mostra, Milano 1975, p. 227; M. C. Gozzoli - M. Rosci, Il volto della Lombardia. Da Carlo Porta a Carlo Cattaneo, Paesaggi e Vedute 1800-1859, Milano 1975, p. 183, fig. 136 p. 196; L. Gambi – M. C. Gozzoli, Le città nella storia di Italia, Milano, Roma 1982, p. 256, n. 102; G. L. Mellini, Francesco Peloso collezionista di contemporanei, in "Labyrinthos", III, 5/6, 1984; M. Rosci, Le accademie: dall'avanguardia alla conservazione, in AA.VV., La Lombardia delle riforme, Milano 1987, p. 244; P. Nicholls, I Canella e il gioco della committenza, in "Ottocento. Cronache dell'arte italiana dell'Ottocento", n. 20, Milano 1991, p. 96; G. L. Mellini, Francesco Peloso collezionista di contemporanei, in Notti Romane e altre congiunture tra Sette e Ottocento, Firenze 1992, p. 400; F. Pesci, Da Verona all'Europa. Giovanni, Giuseppe e Carlo Canella nella paesaggistica dell'Ottocento, in S. Marinelli, L'Ottocento a Verona, Verona 2001, p. 59;V. Scrima, Riflessi di cielo e d'acqua nell'età romantica, in R. Guerri - P. Zatti, Museo di Milano Palazzo Morando Attendolo Bolognini, Milano 2009, p. 103.


Condition

Painted relined. From a first hand inspection abrasions, due to the frame, are visible along the edges and natural craquelure over the sky. The surface looks veiled with dust and yellowish varnish. The ultra violet light reveals a retouch over the top section of the sky (cm 1x1,5). The area restored probably is larger than the damage. A careful cleansing is suggested to give back light.
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Catalogue Note

Reca etichetta sul retro della cornice con il n. 1721

Commissionata a Giuseppe Canella dal banchiere genovese Francesco Peloso e presentata all'esposizione di Belle Arti di Brera del 1833, insieme ad altre dodici vedute "urbane e di paese", La Corsia dei servi a Milano, accolta favorevolmente dal pubblico, ottiene larghi consensi anche dalla critica la quale, individuando nella pittura del suo autore la prima vera alternativa d'avanguardia alla pittura prospettica di Giovanni Migliara, accende tra i due artisti una vera e propria rivalità. Rivalità, peraltro, quella con Migliara, avvertita da Canella già all'inizio degli anni venti, quando, come avrebbe ricordato il pittore veronese nell'autobiografia, resosi conto che la propria "capacità non era sufficiente per competere coi pittori del paese", risolvette "su due piedi di partire per" luoghi "ove sapeva che non vi erano pittori del mio genere". (cfr. Canella, Autobiografia, in R. Bassi Rathgeb, 1945, p. 13).

Ricerca di fortuna commerciale e di identità artistica, quindi, le motivazioni che hanno spinto Canella ad intraprendere, nel 1821, il viaggio che lo avrebbe condotto dapprima in Spagna, a Barcellona, Valenza, Alicante e Madrid, e nel 1823, in Francia, a Parigi, città dove il pittore avrebbe vissuto fino al suo rientro a Milano, nel 1832, intervallando, tuttavia, il proprio soggiorno con viaggi in Alsazia, nel Baden e in Olanda, viaggi che gli avrebbero permesso di avvicinarsi alle diverse culture figurative d'oltralpe e di plasmare e rifinire il proprio stile "maritando quanto aveva appreso dai capolavori d'arte da lui studiati colla vera natura". (cfr. P. A. Curti, Biografia di Giuseppe Canella, in Album Esposizione di Belle Arti in Milano, Milano 1850, p. 29.)

Nell'anno del suo rientro a Milano, quindi, Giuseppe Canella, vincitore nel 1830 di una medaglia d'oro al Salon parigino, è un artista internazionalmente affermato e la vendita di tutti i dipinti presentati alla rassegna braidense, oltre a decretarne il successo anche in patria, gli frutta molte commissioni. Tra le più prestigiose c'è quella di Francesco Peloso, attento collezionista d'arte antica e contemporanea, il quale, oltre a La Corsia dei servi in oggetto, commissiona al pittore anche una Veduta di Piazza delle Erbe in Verona, dipinti presentati a Milano nello stesso anno e ricordati da Federico Alizeri nella Guida artistica per la città di Genova nel salotto grande di palazzo Peloso, esposti, peraltro, accanto a Pietro l'eremita che predica la prima crociata e agli Abitanti di Parga di Hayez, al Cristoforo Colombo di ritorno dalla scoperta del nuovo mondo di Palagi, al Ritorno del viatico alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo in Venezia e alla Piazza Cavalli in Piacenza del Migliara. (cfr. Alizeri, 1846)

Rispetto alla pittura urbana di Migliara, una pittura a metà strada tra la veduta prospettica e la  pittura di genere con macchiette, quella di Canella affascina i milanesi anche per la dimensione maggiore delle macchiette, figure particolarmente caratterizzate nell'abbigliamento e nei modi, veri e propri personaggi con i quali il pubblico si identifica e condivide luoghi e momenti di una realtà cittadina che il pittore coglie e rappresenta brillantemente. E quando La Corsia dei servi viene esposta nelle sale di Brera, benché se ne mettano in luce qualità essenziali della veduta urbana quali "la bontà di prospettiva che vedeasi dilungare dinanzi la contrada e aggirarvisi cocchi, cavalli e pedoni" (cfr. D. Sacchi, 1833), ciò che cattura maggiormente l'interesse, rileva il critico anonimo del "Corriere delle dame", è che il lavoro del Canella, grazie anche alla fluidità della stesura cromatica e "ai toni di tinte giusti, [...] ha l'impronta del vero. Le molte macchiette che popolano le sue variate vedute, vi sono poste e tocche con tale e tanta malizia, che a certa distanza, prendono vita e moto, e ti fanno credere di scorgervi, come in uno specchio ripercossi i confusi movimenti di una via frequentata" (cfr. "Corriere delle dame", 1833). Giudizio simile è espresso anche da Ignazio Fumagalli che definisce Canella il pittore dell'evidenza, il pittore che "ritrae con verità ed esempio de' migliori artefici fiamminghi e sa imprimere le tinte locali e far scostare i suoi piani con tale evidenza che l'osservatore vi passeggia, e per rispetto agli orizzonti, l'occhio ne misura la distanza", verità, continua il critico, che si rivela appieno nelle "sue macchiette, toccate con brio e con una facilità sì inimitabile, che avvicinandoti ti paion create con pochi mezzi; e siano esse uomini, donne, animali, siano esse in movimento, ferme o aggruppate, ne distingui chiaramente le loro azioni dalla più vicina alla più lontana, per quanto minutissima ella sia", al punto che "non faceva quindi meraviglia se avendo egli ritratti in questi suoi quadri prospettici tutti i particolari che si offersero a' suoi sguardi, ciascuno li riscontrasse identici e li additasse con entusiasmo al vicino" (cfr. Fumagalli, in "Le Glorie", 1833). Attrattiva, quella esercitata dal dipinto qui presentato, determinata anche dallo scorcio scelto per la veduta, la Corsia dei Servi appunto, via "che la maggior parte della popolazione ha giornalmente sotto gli occhi per essere il luogo più frequentato della città", scrive ancora Fumagalli, colta dal pittore "dirimpetto alla Galleria de Cristoforis ed il prospetto della chiesa di Santo Stefano veduto dalla contrada di San Clemente, sito adiacente al Verziere ed al maggior mercato de' commestibili di Milano". Sulla destra del dipinto infatti, arretrato rispetto alla strada, si scorge parte dell'arco della Galleria de Cristoforis, la prima galleria cittadina, costruita abbattendo palazzo Serbelloni, edificio di cui Canella mostra le tracce rimaste sul muro del convento della Chiesa di Santa Maria dei Servi al quale il palazzo appoggiava, chiesa della quale si intravede anche il campanile e che sarebbe stata abbattuta, da lì a poco, per far spazio al complesso di San Carlo al Corso.

Dell'altra parte della corsia il pittore immortala i vecchi caseggiati, modesti edifici sovrastati dalla mole del Duomo, caseggiati dalle facciate strette e disuguali, con i pluviali ad imbuto, i balconi e i poggioli in ferro battuto, e sul muro del palazzo all'angolo con la contrada della Passarella, proprio accanto alla tenda da sole del caffè Bella Venezia, uno dei primi caffè cittadini, Canella firma e data il proprio lavoro a guisa di targa stradale.

Nel 1834, incalzato dalle richieste, Canella dipinge altri soggetti meneghini tra i quali una Veduta del Corso di Porta Orientale in Milano, su commissione del governatore delle province lombarde  Franz von Hartig, una Veduta del Naviglio preso sul ponte di San Marco eseguita in risposta alla Veduta della chiesa di San Marco e della sottoposta conca del Naviglio esposta l'anno prima da Migliara e per Giuseppe Beretta, il biografo di Andrea Appiani, una variante de La Corsia dei servi qui presentata, oggi di proprietà del Museo di Milano ed esposta nelle sale di Palazzo Morando Attendolo Bolognini.

 

                                                                                                            Elisabetta Chiodini