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Leonardo Coccorante
Description
- Leonardo Coccorante
- Capricci architettonici con tombe di imperatori romani
- olio su tela, una coppia, senza cornice
Condition
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Catalogue Note
Questi monumentali Capricci architettonici con tombe di imperatori romani costituiscono due esempi eleganti e rappresentativi dell'arte del pittore prospettico Leonardo Coccorante, il più apprezzato interprete della veduta fantastica e rovinistica nella Napoli di primo Settecento. De Dominici narra infatti che nel 1738 il re Carlo di Borbone appena giunto a Napoli ordinò all'artista "due stanze di quadri, parte di architetture, parte di prospettive, e parte di belle vedute" per Palazzo Reale, suggellandone così il prestigio come specialista nel genere.
Erede di una tradizione risalente alle prospettive ottiche di Viviano Codazzi e poi di Giovanni Ghisolfi, Coccorante si inserisce nel vedutismo partenopeo sviluppando un gusto rovinistico e preromantico non esente dall'influsso di Salvator Rosa. Lo evidenzia in particolare l'atmosfera quasi magica che permea il dipinto notturno, avvicinabile per assonanze compositive alle Rovine con Stregonerie della collezione Manuel Gonzales di Madrid, di analoghe dimensioni. Le figurine che si muovono svelte fra bagliori di fiaccole conferiscono all'episodio del ritrovamento un che di misterico, accentuato dal cannocchiale prospettico che svolge l'immagine secondo il ritmo delle arcate romane, perdendosi in lontananza. I riferimenti culturali di questi due Capricci sono molteplici, dalle geniali invenzioni che Piranesi sviluppò in quegli anni nelle Carceri e poi nelle Vedute di Roma, alle contemporanee visioni di Pannini, alla lezione, anch'essa fantastica, di prospettici secenteschi quali Monsù Desiderio e Didier Barra, il cui ricordo è evidente nel fregio rapidissimo che sormonta l'arco nel quadro diurno. Questa rievocazione capricciosa delle tombe imperiali troverà un gusto corrispondente nella Venezia di quegli anni - dove Marco Ricci, Canaletto, Piazzetta e altri si cimenteranno nella creazione di tombe allegoriche per la gioia di ricchi quanto stravaganti collezionisti inglesi - collocando i nostri dipinti nel cuore del più ambizioso e magniloquente vedutismo settecentesco.