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Hubert Robert
Description
- Hubert Robert
- Capriccio architettonico con la Basilica di Costantino;Capriccio architettonico con l'Arco degli Orefici adiacente a S. Giorgio in Velabro e l'Arco di Giano;Capriccio architettonico con il Tempio di Faustina, l'Arco di Tito e le mura dei Giardini Farnese;Capriccio architettonico con il Tempio di Venere, S. Francesca Romana e in secondo piano la Basilica di Costantino
olio su tela, un set di quattro
oil on canvas, a set of four
Provenance
Collezione Adrien Fauchier-Magnan, Parigi;
Paula de Koenisgberg, Buenos Aires, 1967;
Carlo Orsi, Milano, 1997.
Exhibited
Parigi, Galerie D'Atri, 1922-1923;
Buenos Aires, Museo Nacional de Arte Decorativo, Exposición de Arte Francés, Ottobre 1959.
Literature
P. de Nolhac, "Les premières oeuvres romaines d'Hubert Robert" in La Renaissance de l'art Français, vol. VI, Gennaio 1923, p. 33, illustrati pp. 28-30 e 32 (la serie di quattro);
H. Voss, "Opere giovanili di Hubert Robert in Gallerie Italiane" in Dedalo, 1928, vol. VIII, pp. 743-751, il terzo Capriccio illustrato p. 747.
Condition
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Catalogue Note
I quattro eleganti Capricci qui presentati sono stati realizzati da Hubert Robert durante il soggiorno romano, uno dei periodi più intensi della sua carriera per l'originalità e la qualità delle composizioni. Dopo una prima formazione parigina, infatti, all'età di ventuno anni Hubert giunse a Roma dove, sotto la protezione di Étienne François de Choiseul, ambasciatore francese presso la Santa Sede, fu ammesso all'Accademia di Francia. Qui subì il fascino delle incisioni di Giovan Battista Piranesi e del vedutismo arioso di Gian Paolo Panini, sempre fortemente legato all'ambiente francese romano. Il giovane Hubert elaborò questi riferimenti in un personale ed elegante linguaggio pittorico di gusto già Rococò, grazie anche ai noti rapporti con l'amico Jean-Honoré Fragonard. Nelle tele e nelle incisioni di questo periodo si ritrovano i ricordi dei suoi viaggi nel Lazio e in Campania, compiuti in compagnia dello stesso Fragonard e dell'abate Richard Jean Claude de Saint-Non. Le sue composizioni fantastiche, in cui le imponenti rovine del mondo classico incorniciavano scene di vita quotidiana del tempo, riscossero molto successo in tutta Europa. Le opere qui esposte, di straordinaria morbidezza atmosferica e ricche di una grande varietà di mezzi toni e di sfumature, appartengono ad una serie di dieci dedicata alle rovine romane, già nella Raccolta D'Atri, ricostruita in primis da da Pierre de Nolhac nel 1923 e successivamente da Hermann Voss nel 1928 (op. cit.).
Dopo un soggiorno a Venezia nel 1764, l'artista fece definitivamente ritorno in Francia, dove divenne membro dall'Académie Royale e, a partire dal 1767, espose regolarmente le sue opere nel Salon. Nel 1784 gli fu assegnato il prestigioso incarico di curatore della collezione reale di dipinti del Louvre, ruolo che mantenne anche nei primi anni della Rivoluzione Francese. Morì a Parigi nel 1808.