Lot 205A
  • 205A

Giorgio Morandi

Estimate
450,000 - 500,000 EUR
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Description

  • Natura morta
  • firmato
  • olio su tela
  • cm 35x40
  • Eseguito nel 1957

Provenance

Collezione G. Vismara, Montecarlo
Collezione Malabarba, Milano
Ivi acquisito dall'attuale proprietario

Literature

R. Giani, Arte italiana nel Brasile: tutti conoscono i nostri pittori, in "Il Giornale di Sicilia", Palermo 1958
L. Vitali, Morandi. Catalogo generale 1948/1964, Milano 1977, vol. II, n. 1029, illustrato

Condition

This work appears to be in generally good overall condition. There are few minor retouchings by the upper and lower right corners, along upper left margin, towards the centre of the right and left margins and along lower left margin visible under UV light. Colours are warmer than the catalogue illustration.
"In response to your inquiry, we are pleased to provide you with a general report of the condition of the property described above. Since we are not professional conservators or restorers, we urge you to consult with a restorer or conservator of your choice who will be better able to provide a detailed, professional report. Prospective buyers should inspect each lot to satisfy themselves as to condition and must understand that any statement made by Sotheby's is merely a subjective, qualified opinion. Prospective buyers should also refer to any Important Notices regarding this sale, which are printed in the Sale Catalogue.
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Catalogue Note

Il gruppo di oggetti di questa raffinata Natura morta è rappresentato secondo una visione frontale ed è organizzato intorno a un forte asse verticale, costruzione molto amata da Morandi tra il 1957 e il 1958. Le bottiglie sono posizionate sul ripiano più alto sulla parete opposta a quella dalla quale entra la luce dalla finestra. Le ombre non sono marcate e i profili degli oggetti si stagliano con nettezza sullo sfondo facendoli risaltare uno a uno. La luce pervade la composizione cautamente ed omogeneamente: non si avverte la presenza di un raggio che scaturisca da una sorgente luminosa esterna e si ha la sensazione che le forme si materializzino gradualmente e che il superfluo venga annullato. Quando Morandi afferma: "Non c'è niente di più astratto del visibile" intende che ogni elemento della realtà può essere interpretato come una forma astratta, un puro volume o un puro colore: l'identità fisica degli oggetti è relativa. L'effetto ottenuto è quello di un ritorno all'ordine, ispirato a un solido plasticismo fatto di volumi di luminosa trasparenza che affondano le loro radici nella tradizione dell'arte italiana dell'Umanesimo: "Grandi monumenti in pochi segni, in linee tremanti come prolungamento della temperatura del corpo sono, a partire dagli ultimi anni, le nature morte con bottiglie di egual forma, accostate determinando spazi, vuoti di inquietante presenza, forme pure e insieme arcaiche, senza tempo, attiche, egizie, cicladiche, rinascimentali. E a ritroso l'emozione si ripete. Nature morte su piani inclinati come case su una collina, blocchi componibili come pareti, ma senza allusioni al razionalismo, bensì alle misure asimmetriche di antichissimi muri, di immemorabili civiltà". (V. Sgarbi, Messaggi in bottiglia, in "L'Europeo", Milano 1990) 
Lionello Venturi stesso nella presentazione dell'antologica del 1957 alle World House Galleries evidenzia il gusto di Giorgio Morandi per i Primitivi e per il suo interesse per le forme accostate armonicamente grazie a sfumature cromatiche, alle mezzetinte e alle modulazioni di colore che emulsiona con cura.
Come ricorda Maurizio Calvesi, "Morandi è stato il solo a cercare un Ordine con la maiuscola. Ragione del suo procedere è la verifica dell'assoluto nel naturale. Nel vagliare i rapporti di luce, di volume, di distanza, lo sguardo di Morandi sembra figgere al proprio asse gli oggetti, guidando un segno esile e perentorio, tremante ma fermissimo. Qualunque sia la disposizione che egli dà agli elementi naturali dello spazio luminoso, questo quadra sempre a un modo. Ottenere una tensione vibrante ma perfettamente omogenea, verificando punto per punto che ogni punto "tenga", senza il pur minimo cedimento o sfasamento nella vibrazione (...)".
(M. Calvesi, La metafisica della percezione, in "Morandi e Milano", catalogo della mostra, Milano 1990-91)