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Gaspar van Wittel, detto il Vanvitelli o Gaspare degli Occhiali Amersfoort 1652/3 - 1736 Roma
Description
- Gaspar van Wittel, detto il Vanvitelli o Gaspare degli Occhiali
- Veduta di Tivoli
- olio su tela
Provenance
Exhibited
Literature
Giuliano Briganti, Gaspar van Wittel, nuova edizione a cura di Laura Laureati e Ludovica Trezzani, Milano 1996, p. 222, n. 247;
Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo, catalogo della mostra a cura di L. Laureati e L. Trezzani, Roma Chiostro del Bramante 26 ottobre 2002 – 2 febbraio 2003, Roma 2002, pp. 154-155, n. 42, scheda di L. Trezzani.
Catalogue Note
Questa splendida veduta, che si distingue nella produzione del Van Wittel per le dimensioni imponenti e per l’inconsueto formato verticale, è stata pubblicata per la prima volta nel 1996, nella nuova edizione del fondamentale catalogo ragionato di Giuliano Briganti a cura di Laura Laureati e Ludovica Trezzani, e nel 2002 è stata presentata all’importante rassegna romana al Chiostro del Bramante dedicata a Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo
Proprio il Briganti ha ricostruito con esattezza il punto dai cui è stata presa la veduta, ovvero “dalla strada al di là della valle dell’Aniene, nei pressi della chiesa di Sant’Antonio e della località della cosiddetta Villa d’Orazio”. Il Van Wittel ha più volte ritratto il paese di Tivoli (Briganti 1996, nn. 242-246), ma non si conosce un altro paesaggio di medesimo soggetto altrettanto ampio e suggestivo. Oltre all’antico borgo, in cui si riconoscono chiaramente i templi di Vesta e della Sibilla, il ponte di San Martino, la pittoresca cascate dell’Aniene e porta Sant’Angelo, da cui nasce la via Valeria, viene rappresentata una vasta porzione di campagna romana. Lo sguardo dello spettatore va dal corso del fiume, che dopo gli improvvisi balzi ridiventa placido, fino ai dolci pendii del monte Catillo, che si staglia sullo sfondo a sinistra. In questo frangente anche il Van Wittel, come molti suoi connazionali che nel corso del XVII e del XVIII secolo furono irresistibilmente attratti dall’Italia, si lascia affascinare dal calore della luce e dalla bellezza del paesaggio laziale.
Si conosce anche un interessante disegno preparatorio (Briganti 1996, D242) conservato presso il Museo di San Martino a Napoli, eseguito a sanguigna e acquerellato in grigio (mm 270x420), sul quale compare la scritta autografa “Paese di Tivoli. Komt roock uyt vande Wasval” (“il vapore che sale dalla cascata”).
Il dipinto, di cui esiste un pendant raffigurante la Veduta del lato destro e del retro dell’Abbazia di Grottaferrata (collezione privata), risale alla maturità del pittore e, più precisamente, può essere collocato negli anni Venti, in stretto rapporto con i paesaggi commissionatigli in questo periodo dalla famiglia Albani. Rispetto alle sue tipiche vedute dipinte fino a questo momento, otticamente nitide e di precisione quasi fotografica, nella Veduta panoramica di Tivoli il Van Wittel sperimenta uno stile più sciolto e moderno che sorprende “per l’estrema libertà pittorica” (G. Briganti).
Ludovica Trezzani ritiene che le figurine che compaiono in primo piano appartengano alla mano del pittore francese Adrien Manglard, nato a Lione nel 1695 e attivo a Roma fin dal 1715. Il Manglard, che successivamente si affermò come autore di marine, agli esordi fu fortemente influenzato dai modi del Van Wittel.