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Callisto Piazza Lodi 1500 - circa 1561
Description
- Callisto Piazza
- Madonna col Bambino
- olio su tela
Catalogue Note
L’attribuzione a Callisto Piazza è stata confermata, sulla base di una fotografia, da padre Pier Virgilio Begni Redona, esperto di pittura bresciana del Cinquecento e autore delle monografie del Moretto e di Lattanzio Gambara, al quale vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.
Su base squisitamente stilistica sembra di poter datare la tavola al periodo bresciano, che si colloca tra il 1523 e il 1529. La formazione di Callisto avvenne ovviamente a Lodi, nella rinomata bottega del padre Martino, ma fin dagli esordi guardò con attenzione alle interessanti novità che in quegli anni provenivano da Brescia e, in particolare, fu affascinato dall’arte di Gerolamo Romani detto il Romanino. Ancora prima di abbandonare la città natale, con ogni probabilità Callisto ebbe modo di vedere gli affreschi del Romanino nella cattedrale di Cremona, quando nel 1520 suo padre fu incaricato di giudicarli.
L’incarnato della Vergine e l’impostazione dell’intera opera dipendono in maniera evidente dai modi del Romanino, ma Callisto sta già osservando il suo quasi coetaneo Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. Se ne deduce che il pittore lodigiano, poco più che ventenne, si era già trasferito a Brescia e stava già respirando pienamente il clima artistico cittadino. Il volto della Madonna e il tendaggio giallo sullo sfondo, eseguito con sfoggio di virtuosismo e lumeggiato con toni vibranti, rimandano a svariate opere del Moretto tra cui, in particolare, meritano di essere citate la Madonna col Bambino e i santi Nicola da Tolentino e Antonio da Padova della National Gallery di Londra e La Madonna col Bambino e due donatori della Johnson Gallery di Philadelphia.
A Brescia Callisto visse nella canonica di San Lorenzo, locatario del preposito Alessandro Averoldi, che gli ordinò “uno quadreto de uno brazo depento de la Madona cum il suo Fiul in brazo” (M. Marubbi, in I Piazza da Lodi. Una tradizione di pittori nel Cinquecento, a cura di G.C. Sciolla, Lodi, Museo Civico, Chiesa di San Cristoforo e Tempio dell’Incoronata 7 Ottobre–7 Dicembre 1989, Milano 1989, pp. 394-395). Le parole dell’Averoldi descrivono nel dettaglio una tipologia di opera che induce immediatamente a pensare al dipinto che si sta prendendo in esame.
La Madonna col Bambino risulta essere stilisticamente molto vicina a numerose opere eseguite dal Piazza negli anni Venti. Si pensi, ad esempio, alla Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e San Girolamo, dipinta per la chiesa di San Francesco e oggi conservata alla Pinacoteca di Brera: per dipingere il Bambino sembra che il pittore si avvalga dello stesso modello.
Nel 1927 Callisto si trasferì in Valcamonica, dove trascorse un felice e artisticamente fertile soggiorno, durato fino ai primi mesi del 1929, quando dovette ritornare a Lodi per colmare il vuoto lasciato nella bottega dalla morte dello zio Alberto. In questa fase si incontrano diverse prove accostabili al quadro che si sta analizzando: devono essere ricordati almeno l’affresco della chiesa di Sant’Antonio a Borno, raffigurante La Vergine in trono e santi, la paletta della parrocchiale di Esine e la grande pala della chiesa di Sant’Antonio a Breno con La Beata Vergine in trono e santi.