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Ferraù Fenzoni Faenza 1562 - 1645
Description
- Ferraù Fenzoni
- La flagellazione di Cristo
- olio su tela
Literature
G. Scavizzi, Ferraù Fenzoni, pittore disegnatore, Todi 2006, p. 172, cat. n. P62.
Catalogue Note
Il dipinto è stato pubblicato nella recente monografia dedicata a Ferraù Fenzoni da Giuseppe Scavizzi, che analizza in maniera sistematica e completa l’opera pittorica e grafica dell’artista.
La Flagellazione, che per ragioni stilistiche viene datata dallo Scavizzi tra il 1614 e il 1622, presenta evidenti affinità con il notevole Martirio di San Lorenzo già nella collezione Pouncey di Londra, riconosciuto come opera del Fenzoni da John Gere.
La scena è costruita secondo un movimento rotatorio e vorticoso, in cui i corpi dei personaggi sembrano intrecciarsi gli uni agli altri. La forte tensione nervosa contribuisce a conferire intensità drammatica alla rappresentazione. Il pittore non si dilunga nella descrizione ambientale, ma concentra tutta la sua attenzione nella definizione delle anatomie e dei volti dei personaggi, che presentano un grande vigore formale.
In questo periodo della produzione del Fenzoni si assiste a una ripresa manierista, che richiama i modi delle opere eseguite negli anni romani e in Umbria. Tra i primi lavori noti di Ferraù si ricordano gli affreschi realizzati nel Palazzo Lateranense, nella Biblioteca Vaticana e nell’Appartamento di Pio V, realizzati a Roma tra il 1588 e il 1591. Di qualità interessante anche quelli per la cappella di San Francesco in Santa Maria in Trastevere e nella navata di Santa Maria Maggiore. Nell’ultimo decennio del secolo, chiamato dal cardinale Angelo Cesi, si trasferì a Todi, dove la sua attività divenne quasi frenetica: in particolare merita di essere citato il grande Giudizio Universale nella facciata interna del Duomo, in cui l’influenza michelangiolesca si fa evidente. Nel 1599 rientrò definitivamente a Faenza, la sua città natale.
Nella sua fase più manierista il Fenzoni è vicino ai modi dell’anconetano Andrea Lilio e del senese Ventura Salimbeni, ma il suo stile ricco e complesso si dimostra aggiornato sul gusto del manierismo internazionale e sulle opere di artisti nordici quali Hendrick Goltzius e Batholomaeus Spranger.
Si conosce un disegno autografo riferibile a questa composizione (Scavizzi 2006, n. D162), che per ragioni stilistiche non può essere ritenuto uno studio preparatorio per il quadro, ma piuttosto una replica tarda.