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Giovanni Sottocornola (Milano 1855 - 1917)
Description
- Giovanni Sottocornola
- gioie materne
- firmato e datato in basso a sinistra GSottocornola M° 1894
- olio su tela
- cm. 214 x 112
Exhibited
Literature
A. Bersellini, Esposizioni riunite in Milano 1894. Cronaca delle'Esposizione di Belle Arti, Milano 1894, pag. 83, citato (intitolato Gioia mia!);
In "L'Ideale Liberale", Candidus, Rassegan d'Arte. III. L'Esposizione di pittura, Milano 22 Luglio 1894, a. III, n. 29, pag. 6, citato (intitolato Gioia materna);
In "La Famiglia Artistica. Bollettino delle Belle Arti", U. Bernasconi, Esposizione Postuma. Giovanni Sottocornola, 17 Marzo - 8 Aprile 1917, a. III, nn 2-2, Milano Febbraio - Marzo 1917, pag. 7, n. 43, citato
Condition
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Catalogue Note
Negli anni Novanta, avvicinatosi alla tecnica divisionista, Sottocornola interpreta i temi del verismo coniugando una profonda partecipazione alla tensione sociale del momento con la più personale accezione intimista, traendo spunti e ispirazione dalla propria serena vita familiare. Nel 1883 aveva sposato Luigia Carati, due anni dopo nacque Anita, seguita da un bambino e da una bambina, entrambi morti in tenera età. Proprio quest'ultima, Giuseppina, è forse raffigurata in braccio alla madre in Gioia mia!, uno dei capolavori del pittore.
La grande tela al vero, arditamente condotta in controluce, fu presentata da Sottocornola alla seconda edizione della Triennale di Brera del 1894: una partecipazione di particolare prestigio, svolgendosi la mostra in quell'anno all'interno delle Esposizioni Riunite di Milano allestite al Castello Sforzesco. La Triennale troneggiava sulle altre mostre delle Riunite; i suoi vasti padiglioni arrivarono a coprire un'area di 6.500 metri quadrati, e si dispiegavano - sulla destra e sulla sinistra - appena superato l'ingresso del Castello. Alla mostra, dopo la selezione compiuta dalla commissione giudicatrice, furono ammesse 1.313 opere, 287 di scultura e 1.026 di pittura.
Il nostro pittore esponeva quattro dipinti, tre nature morte raffiguranti frutta, e Gioia mia!. L'opera fu notata dalla critica. Sull'"Idea Liberale" se ne dà un cenno come una tra le migliori opere di "genere" presenti in mostra, mentre Achille Bersellini - dal 1885 direttore del quotidiano economico "Il Commercio", poi proprietario de "Il Sole", principale testata di settore, quindi fondatore nel 1891 del periodico "Cronaca dell'Esposizione di Belle Arti" e appassionato autore di note artistiche - gli riserva più spazio nel volumetto dedicato alle Belle Arti alle Riunite, descrivendo il dipinto: "Noi sentiamo molta simpatia per l'arte di Giovanni Sottocornola (...). Dietro un balcone le cui finestre sono difese da tendine, una giovane donna solleva tra le braccia in atto affettuoso la sua creaturina. L'artista voleva sorprendere un effetto di luce originale, cioè, voleva che la bella figura materna emergesse nella luce rotta dalle tende e resa più mite. Noi comprendiamo così il tentativo del Sottocornola, tentativo degno d'un artista par suo (...)".
All'epoca Sottocornola abitava in via San Gerolamo al 30 (oggi via Carducci), oltre l'incrocio con corso Magenta, in una zona allora popolare e semiperiferica. Qui ambienta la scena. I caseggiati e i geometrici volumi urbani che invadono lo sfondo in pieno sole del dipinto, sono separati dall'emozione privata trasmessa dall'abbraccio tra madre e figlia solo dal velo sottile di un merletto. Il contrasto vivissimo dei valori luministici e dei piani prospettici domina la composizione; lo sguardo dello spettatore si sposta dai bagliori ricamati del fondale all'intreccio delle figure in primo piano, che poco a poco si protendono verso chi guarda, stagliandosi nella luce. Si leggono allora i dettagli realistici: nei volti, nella mano della madre, nelle vesti. Il rosso puro del grembiule, le lunghe e materiche pennellate arancio, giallo e ancora rosso che staccano, a destra, il contorno scuro della gonna, annunciano con "le ricerche di opposizioni tonali" che caratterizzano il dipinto - come sottolinea nel 1917 Ugo Bernasconi - la piena consapevolezza del divisionismo, affrontato dal pittore in quegli anni.
L'opera, al pari delle altre qui presentate, confluì nella raccolta del massimo mecenate e collezionista del pittore; la fortuna del soggetto spinse l'artista a realizzarne nel 1896 una seconda versione, di minori dimensioni, destinata al fiorente mercato sudamericano (Gioie materne, olio su tela, cm 120, 5 x 64, 7. Milano, Collezione Cariplo).