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Carlo Fornara (Prestinone 1871 - 1968)
Description
- Carlo Fornara
- controluce
- firmato in basso a destra C. FORNARA
- olio su tavola
- cm. 30.5 x 38
- Eseguito nel 1939 circa
Literature
Condition
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Catalogue Note
Lo studio del controluce è sempre stato per Fornara, oltre motivo prediletto sin dagli esordi della sua carriera artistica - basti ricordare il suo En plein air e le motivazioni che portarono il comitato della Triennale di Milano del 1897 a bocciare il dipinto "per le audacie dei rapporti cromatici, bollate di barbariche stonature" - occasione continua di ricerca linguistica anche nella piena maturità.
Per consonanze stilistiche con opere ascrivibili alla fine degli anni trenta, il dipinto qui esposto - difficilmente identificabile nella letteratura artistica d'epoca proprio poiché Fornara utilizzava spesso il medesimo titolo, anche, per composizioni molto differenti - è stato datato intorno al 1939, in un momento in cui l'artista cerca di semplificare composizione e scelta del motivo pittorico per concentrarsi sul "mestiere" e dar maggior rilievo e risonanza alla materia.
Tra le pagine dei taccuini dove Fornara annotava i suoi pensieri si legge: "quello che devo cercare con maggior ardore è il colore; bisogna che cerchi lì l'impronta possente del mio temperamento. Sobrietà, gravità e solennità. Selezionare, eliminare nella scelta dei motivi" e ancora " mi sembra che la mia via sia di rappresentare il vero con tutte le sue bellezze di colore, di costruzione e di solidità". (cfr. C. Mattei, F. Vercellotti, Bello di colore. Dai taccuini di Carlo Fornara, Milano 1969, p. 17, p. 28).
Propositi che Fornara attua pienamente in Controluce dove esemplifica il taglio compositivo e il motivo pittorico in modo che sia proprio l'effetto del controluce ad essere il vero protagonista del dipinto.
L'autore, infatti, non si sofferma a descrivere né la tanto amata Prestinone - alludendovi semplicemente delineando la sagoma del campanile -, né la figura femminile - nella quale è probabilmente identificabile l'adorata giovane moglie -, ma si sofferma, invece, sulla resa dei valori cromatici, restituendoci un cielo che vibra di piena luminosità ottenuta attraverso una sinfonia di gialli che dal sole si irradiano ed intessono il cielo e i verdi del prato.
Un dipinto intenso, un'ennesima conferma dell'autore nei confronti del credo divisionista, ma anche la consapevolezza di un artista che, quasi settantenne, serenamente dichiara "la pittura non può essere realtà solamente, insieme al vero, ci deve essere un sentimento, altrimenti è ineloquente". (cfr. C. Mattei, F. Vercellotti, op. cit, p. 14).