Lot 35
  • 35

Giuseppe Palizzi (Lanciano 1812 - Passy 1888)

Estimate
8,000 - 12,000 EUR
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Description

  • Giuseppe Palizzi
  • la maremma
  • firmato e datato in basso al centro Giuseppe Palizzi 1839-
  • olio su tela
  • cm. 102.5 x 156

Literature

in "Giornale Abruzzese di scienze, lettere ed arti", P.S. Mancini, Anno IV, n. X, 1839, pag. 154-158, citato;
V. Torelli, Cenno sull'esposizione di Belle Arti aperta nel real Museo Borbonico nel 30 maggio 1839, Napoli 1839, pag. 27, citata;
In "La scuola napoletana di pittura nel secolo decimonono ed altri scritti d'arte", Filippo Palizzi e la scuola napoletana di pittura dopo il 1840, D. Morelli, Bari 1915, pag. 12 e 13, descritto (pubblicazione a cura di B. Croce);
M. Picone Petrusa, Dal vero. Il paesaggismo napoletano da Gigante a De Nittis, Torino 2002, pag. 187, citato, scheda n. 9, citato;
AA.VV., La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1990, vol. II, pag. 946 e 947, citato da M. Picone 

Condition

The painting was relined. From a first-hand inspection there are white spots spread over the surface. In the middle of the sky there are loses of transparent varnish and dark spots probably due to old retouches. The ultra violet light reveals a "L" shaped tear (cm 25x35 circa) in the lower right-hand of the wood. Other restorations due to damages are visible in the lower central part of the wood and the left-hand next to the procession. There is an horizontal restoration (cm 10 circa) over the man with the helmet with the feather. The ultra violet light reveal also a heavy fluorescent varnish spread disomogeneusly on the surface. It needs a careful cleansing.
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Catalogue Note

Ritenuta dispersa da diversi decenni, l'opera qui presentata è identificabile con La Maremma o Pia dei Tolomei, dipinto eseguito da Giuseppe Palizzi nel 1839 ed esposto alla mostra del Real Museo Borbonico nel medesimo anno, conosciuto fino ad ora solo attraverso il catalogo dell'esposizione borbonica e le recensioni coeve.

Entrata a far parte della collezione del Duca di Terranova, la tela s'inserisce a pieno titolo tra i maggiori esempi del filone del cosiddetto paesaggio istoriato.

La fonte letteraria da cui Palizzi trae ispirazione è La Pia, novella in ottave che Bartolomeo Sestini pubblica nel 1822 e testimonia, almeno a questa data, la sincera adesione dell'artista al clima del romanticismo storico e agli insegnamenti del D'Azeglio.

Pur adottando uno schema compositivo ancor classicheggiante, nell'esecuzione del paesaggio l'autore illustra con precisione e sensibilità nuova i primi centocinquanta versi del primo canto della novella del Sestini nei quali il poeta descrive il luogo dove sorge il Castello della Pietra: "a pié del curvo monte/ la cui falda allo stagno forma lito,/ torreggiante palagio ergea la fronte/ fin dai longinqui tempi costruito" dove un "fosso il cingea cui sovrastava un ponte/ mobil di bastioni ardui munito:/ così difeso il solitario tetto di inespugnabil rocca avea l'aspetto" (I, 65-72).

Nella scelta della narrazione Palizzi, invece, focalizza la propria attenzione sul terzo ed ultimo canto, quello che apre una parentesi spirituale sulla triste vicenda di Pia e Nello dei Pannocchieschi, quando il podestà di Lucca, vittima della sua cieca gelosia, si convince finalmente,  in una sorta di redenzione, della fedeltà e dell'innocenza della moglie e si precipita, accompagnato dal frate eremita, verso il castello, pregandolo "percosso da un tristissimo sospetto" di proseguire e "che fu dímanda; io qui ti aspetto,/ che andar non so, tanto terror mi accora" (III, 345-348).

L'alta qualità pittorica del dipinto e la rarità del soggetto - ricordiamo che Giuseppe Palizzi esegue solo altri due paesaggi istoriati, Sogno di Caino fratricida (Napoli, Galleria dell'Accademia) e Tasso che incontra il brigante Marco Sciarra (Napoli, Prefettura) entrambi esposti nel 1841 -, rendono La Maremma un documento di straordinaria importanza storica per l'approfondimento delle conoscenze dell'opera di Palizzi precedente il 1844, anno in cui il pittore si trasferisce a Parigi.