Contemporary Art | Milan
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MASSON AND DOMINGUEZ FROM AN IMPORTANT PRIVATE COLLECTION
Lot Closed
June 16, 02:40 PM GMT
Estimate
150,000 - 200,000 EUR
Lot Details
Description
MASSON AND DOMINGUEZ FROM AN IMPORTANT PRIVATE COLLECTION
OSCAR DOMINGUEZ
1906 - 1957
MON MODÈLE
signed and dated 57
oil on canvas
(firmato e datato 57
olio su tela)
cm 113,5x162; inches 44.7 by 63.8
Framed (con cornice): cm 117,5x165,5x3,5; inches 46.25 by 65.15 by 1.37
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Galleria Milano, Milan
Collezione Scalabrini, Milan
Sandro Somarè Collection, Milan
Acquired from the above by the present owner in 1970 circa (Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1970 circa)
"He interprets reality with a tenacity that is so consistent that we can say that more than anyone else, he only paints what he dreams" Georges Hugnet on Oscar Dominguez, 1954
It was precisely towards the end of his career that Oscar Dominguez seems to take up the reins of his first Surrealist period, both in composition and in technique. An intensely creative phase of which Mon Modèle is an emblematic witness. Dominguez had joined the Surrealists in 1934, forging a special relationship with Max Ernst and Salvador Dalì, who had a significant influence on him. He participated in all the main exhibitions that the group held, including The First International Surrealist Exhibition in Copenhagen (1935) and the Surrealist art exhibition in Santa Cruz de Tenerife (1936). He remained tied to the spirit of the movement, even in the 1940s and 1950s, through acquaintances with some of the historical members, such as the poets Benjamin Peret and Paul Éluard.
Surrealist elements and techniques were reworked with originality in its late period, of which this work, permeated with a dreamlike and mysterious aesthetic, is an example. The landscape extending towards an unknown horizon, the labyrinth as a metaphor for dreams and the mind, the technique of frottage and decal painting – frequently employed by Max Ernst - are all recurring elements that, at this stage in his career, the artist from Tenerife wishes to recall as in a dreamed of legacy. It is a projection of his inner journey guided by the flow of thought and desire. His own words explain his creative process: “I position myself in front of the canvas and things happen automatically. Very often, up to a minute before I start painting, I have no idea what I'm going to do. The inspiration comes to me suddenly."
Wrapped in an apparently extra-earthly dimension, Mon Modèle is a significant synthesis of symbols, techniques and hidden messages that are found throughout Dominguez's production. It is one of the last, great examples of the work of an artist who was able to express at the same time the "evanescence of the tangible and the solidification of time".
“Interpreta la realtà con una tenacia così forte che si può affermare che, più di chiunque altro, egli dipinga solo ciò che sogna” Georges Hugnet su Oscar Dominguez, 1954
È proprio verso la fine della sua carriera che Oscar Dominguez sembra riprendere le fila del suo primo periodo surrealista, sia nella composizione che nella tecnica: un’ultima e intensa fase creativa di cui Mon Modèle è emblematico testimone. Dominguez si era unito al gruppo dei Surrealisti nel 1934, stringendo un rapporto particolare con Max Ernst e Salvador Dalì, che esercitarono una notevole influenza su di lui: partecipò a tutte le principali esposizioni del gruppo, tra cui La prima Esposizione Internazionale del Surrealismo a Copenhagen (1935) e la mostra d’arte Surrealista a Santa Cruz de Tenerife (1936). Rimase sempre legato allo spirito del movimento, anche negli anni ’40 e ’50, attraverso le frequentazioni con alcuni dei membri storici, come i poeti Benjamin Peret e Paul Eluard.
Elementi e tecniche surrealiste furono poi rielaborate con originalità nel suo ultimo periodo, di cui quest’opera, permeata di un’estetica onirica e misteriosa, è esemplificativa: il paesaggio esteso verso un orizzonte sconosciuto, il tema del labirinto come metafora del sogno e della mente, la tecnica del frottage e della pittura a decalcomania (ampiamente utilizzata anche da Max Ernst) sono tutti elementi ricorrenti che, all’ultimo atto della sua esperienza, l’artista di Tenerife desidera richiamare come in un eredità di sogno, proiezione del suo viaggio interiore guidato dal flusso del pensiero e del desiderio. Nulla meglio delle sue stesse parole possono spiegare il suo procedimento creativo: “Mi posiziono davanti alla tela e le cose succedono automaticamente. Molto spesso, fino a un minuto prima di cominciare a dipingere, non ho alcuna idea di ciò che farò. L’ispirazione arriva all’improvviso”.
Avvolta in una dimensione apparentemente extra-terrena, Mon Modèle è una significativa sintesi di simboli, tecniche e messaggi nascosti che si ritrovano di volta in volta in tutta la produzione di Dominguez: uno degli ultimi, grandiosi esempi dell’opera di un artista che fu capace di esprimere al tempo stesso l’”evanescenza del tangibile e la solidificazione del tempo”.